Alla scoperta dei Caveleon, la top 7 delle ispirazioni

Caveleon nasce nel gennaio 2018 dall’incontro fra il compositore polistrumentista e cantautore Leo Einaudi, la cantautrice Giulia Vallisari, il compositore Federico Cerati e il batterista Agostino Ghetti. Il gruppo inizia una ricerca sonora che produce un sound inedito e suggestivo, in bilico tra atmosfere folk, indie e rock immerse all’interno di sonorità elettroniche. Ad arricchire lo stile dei Caveleon l’apparente contrasto tra la voce profonda e ruvida di Leo e quella eterea e sognante di Giulia. In autunno è uscito “Sometimes I’m Still Drowning” su Costello’s / Believe Digital: «è il concetto che sta alla base dell’album e racchiude i significati di tutti i brani. Ogni tanto ci si sente ancora annegare nelle proprie paure, nel ricordo dei momenti più bui, nell’ansia e nella tristezza. Ogni tanto ci si sente annegare nella grandezza e nel turbine di tutto ciò che ci circonda, sentendoci impotenti. Ogni tanto ci si sente annegare nelle emozioni, nella loro sconfinata bellezza, e si riesce a viverle a fondo, come quando si era bambini. Ci si sente annegare nella musica, dove tutte queste emozioni contrastanti si uniscono e, finalmente, trovano il loro posto e il loro motivo di esistere, all’interno del mondo che ognuno di noi ha dentro di sé».

Abbiamo chiesto ai membri della band una lista di 7 canzoni che hanno ispirato il loro universo sonoro.
Thom Yorke – “Twist”
Una delle nostre più grandi ispirazioni.
Avremmo potuto sceglierne centinaia nella sua discografia.
Nei 7 minuti di questo brano è racchiusa per noi l’importanza di sperimentare ed evolversi all’interno del proprio mondo musicale, rimanendo fedeli alla propria identità e concedendosi il tempo e lo spazio per se stessi al di fuori degli schemi imposti dal mercato.

Coldplay – “Sparks”
“Parachutes” e “A rush of blood to the head” sono album che ci hanno cresciuti e nutriti. Le idee armoniche e melodiche che li compongono sono tutt’ora una grandissima ispirazione che ci portiamo dentro, classiche e contemporanee allo stesso tempo, eterne.

Alt J – “Intro” (An awesome wave)
“Intro” è l’apertura di uno degli album più belli di sempre. Il biglietto da visita che tutti vorrebbero avere. Gli Alt-j hanno una capacità innata di fondere all’interno dello stesso brano momenti musicali diversi, idee che da sole meriterebbero una canzone intera che, unite, diventano pura magia. Gli arrangiamenti, la scelta sonora e timbrica, le pause, il dialogo tra gli strumenti e le voci; un’ispirazione continua.

Bombay Bicycle Club – “The giantess”

La chitarra come voce principale, un suono caldissimo che raccoglie ogni minima sfumatura dello strumento e ne esalta anche il più piccolo respiro. Il cantato, i cori, una batteria minimale e un organetto ne fanno da contorno.

James Blake/Bon Iver – “I need a forest fire”
Un brano che ci emoziona tanto. Le due voci, inizialmente separate, si incontrano e si fondono, si allontanano di nuovo e riprendono il proprio cammino per poi ritornare.
Ci piace scendere nei dettagli più profondi della nostra musica, a volte così sottili da non sentirsi.
“I need a forest fire” è fatta di tanti preziosissimi particolari che la rendono un vero gioiello.

Chet Faker – “Blush”
Un bellissimo viaggio. Un’anima blues immersa in un universo elettronico raffinato. La libertà con cui Chet Faker si diverte a sperimentare e ad esplorare i meandri della sua musica è contagiosa.

Massive Attack – “Paradise Circus”
Canzone infinita che riecheggia anche se non sta suonando. Capace con il suo suono di evocare immagini, di ritagliarsi in noi un suo spazio permanente. La voce, quasi parlata, fluttua tra le armonie e viene cullata da incastri ritmici in continua evoluzione, prima di sfociare in una coda incredibilmente potente e malinconica.