VANISHING TWIN, “Ookii Gekkou” (Fire Records, 2021)

“Ookii Gekkou” dei Vanishing Twin, formati nel 2015 dalla songwriter e polistrumentista Cathy Lucas con la “nostra” Valentina Magaletti alla batteria, Susumu Mukai al basso e Phil MFU a chitarra e synth, esplora nuovi territori rispetto all’avant-pop che molto li avvicinava agli Stereolab di “The Age Of Immunology” (2019), sconfinando nel jazz visionario di Alice Coltrane come nell’afro-funk. Registrato in un 2020 all’insegna dell’isolamento forzato, questo album – traducibile dal giapponese: al chiaro di luna – ci mostra la via dell’escapismo dalla pazzia dei nostri tempi. Miscelando ricerca musicale e sana furbizia tipica dell’attuale revival world.

L’abbrivio è dei migliori con “Big Moonlight” che fonde reminescenze dei Portishead di “Cowboys” e la psichedelia dei The United States Of America; rovina in parte la magia il brano successivo, allineato ai vari Khruangbin e Altin Gun ma decisamente più piacione: “Phase One Million” è anche il singolo trainante del disco e (immaginiamo) colonna portante di futuri live. Di un Tour europeo che al momento vede esclusa l’Italia. “Zoom” inverte la tendenza gettando l’ascoltatore negli anni settanta, tra Can e sci-fi, in repentini cambi di direzione della musica e una Magaletti sugli scudi. “The Organism” viaggia tra biologia e ambientazioni notturne, quindi skippando a “In Cucina” torniamo a ballare su clarinetti tzigani e tastiere vintage: qualcosa anche qui di già sentito.

Sono comunque “Light Vessel” e “The Lift” a elevarsi a apici del nuovo lavoro dei Vanishing Twin: la prima, portando oltre la lezione degli Heliocentrics nella contaminazione con Daft Punk e Air; il secondo pezzo inserisce un chorus memorabile (“High And Low Pressure/Hustling Together/I Am A Dizzy Wind/Move Up The Weather/Moving Together/I’ll Be Your Wings“) su un funk vorticoso, con slanci di effettistica d’avanguardia. “Tub Erupt” gioca con il kraut e la bossanova laddove “Wider Than Itself” è una ballad introspettiva densa dei ricami vocali che ci avevano stregato in “Magician’s Success”. Il combo londinese sembra venire da un altro mondo ma sono perfetta colonna sonora di una realtà frammentata, con un linguaggio decifrabile dopo numerosi ascolti.

72/100

(Matteo Maioli)