La ragazza dello Sputnik si presenta, le 7 ispirazioni di “Kiku”

La Ragazza dello Sputnik è il progetto di un’artista veronese, nato dopo anni di scrittura e musica durante i quali costruisce un percorso alla ricerca di un’identità sempre più definita e originale, ma mai statica e definitiva. Sia dal punto di vista autoriale, sia per quel che riguarda la produzione musicale, l’obiettivo è quello di dar voce all’interiorità e alla profondità dell’umano attraverso le storie, le sensazioni, le emozioni e le fragilità raccontate. I testi e le parole si uniscono perfettamente alla musica ricercata, elegante, non scontata e basata sulla sperimentazione e la ricerca di nuove sonorità.

“Kiku” è l’album d’esordio de La Ragazza dello Sputnik, uscito il 26 gennaio su Murato Records, un lavoro indie pop eterogeneo coerente nell’estetica, nel contenuto e nel racconto.
Kiku deriva dal giapponese e significa “crisantemo”, che è il fiore raffigurato in copertina; un fiore che in occidente viene comunemente legato al concetto di morte, ma che nella cultura giapponese simboleggia la rinascita.

Valentina si racconta così, a partire da 7 brani che hanno ispirato il suo percorso musicale.

John Lennon, “Mother”
Lennon è un genio dell’arrangiamento. Questo brano in particolare è stato di forte impronta per la costruzione di alcuni equilibri all’interno del disco, proprio per la ricchezza e, al contempo la semplicità schietta degli arrangiamenti utilizzati da Lennon. Parlo di questo componente estrapolandolo dai Beatles, ma è chiaro che in Kiku non manchino le influenze provenienti anche dal gruppo che ha reso Lennon quello che era.

Arctic Monkeys, “Golden Trunks”
Gli Arctic Monkeys sono un riferimento da anni, in particolare la scrittura di Alex Turner così diversa e unica rispetto alla stragrande maggioranza dei progetti d’oltremanica, così dettagliata e mai scontata. Abbiamo scelto ‘Golden Trunks’ perché i riferimenti più importanti sono derivati proprio dall’ultimo album degli Arctic Monkeys e in particolare questo brano, le sue sonorità e l’utilizzo del fuzz sono stati importanti nella costruzione di Kiku.

Talking Heads, “Once in a lifetime”
I Talking Heads sono parte di quel mondo musicale che accomuna tutti e quattro, ognuno di noi ha riferimenti che provengono dagli anni ‘80 musicalmente parlando e che abbiamo ricercato in alcuni dettagli sonori. Forse questo brano racchiude il lato più sereno e scherzoso di ognuno di noi e trova un punto di incontro tra diversi mondi.

Billie Eilish, “bad guy”
Le ritmiche pesanti, le voci manipolate e sovrapposte durante la produzione, i suoni quasi ansiosi provenienti da questo brano e la ricerca fatta attraverso questo progetto mi hanno catturata fin da subito. Billie Eilish ha un’identità ben chiara data anche dall’impatto che la produzione ha sui suoi brani e l’avvicinamento e l’ascolto a un tipo di produzione così unica e particolare ci ha spinti a ricercare a fondo anche nella produzione di Kiku.

The 1975, “People”
People è un brano che abbiamo ascoltato e ripescato spesso durante le produzioni, dopo la sua uscita, un pò colpiti dalla forza e dalla particolarità del brano, un pò perché i 1975 sono uno dei gruppi preferiti da Giorgio, batterista e produttore del disco. Abbiamo imparato ad amarli e siamo entrati all’interno del mondo di questo gruppo così particolare e versatile che ci ha catturati negli arrangiamenti e nelle scelte stilistiche derivanti dal loro immaginario.

Bon Iver, “45”
Avremmo potuto scegliere un brano qualunque tratto dagli ultimi due dischi di questo progetto, ma abbiamo scelto questo forse per il gioco con il sassofono che ci è stato d’ispirazione per due brani del disco. Ad ogni modo questo progetto è stato tra i primi e più grandi riferimenti nella creazione degli arrangiamenti di Kiku, è un progetto che accomunava parte di noi e che ci ha dato una direzione stilistica importante anche nella scelta di alcuni suoni e modi di costruire i brani, non a caso ci siamo spesso affidati all’op-1 e abbiamo fatto una ricerca particolare sulle voci.

Frank Ocean, “White Ferrari”
Brano incredibile all’interno di un album altrettanto incredibile, delicato e sperimentale.
Abbiamo riascoltato spesso questo brano così come altri del disco.
La scelta di utilizzare e lavorare le voci di Kiku in maniera insolita e particolare era una certezza e queste influenze sono state d’ispirazione.