[Mediacritica] I May Destroy You

Deflagrazioni
Arabella Essiedu è un personaggio del presente: giovane scrittrice nera in ascesa, ha bruciato le tappe grazie all’attività social, che ha trasferito in un libro generazionale diventato best seller. È intelligente, irrequieta, sicura di sé e vive in un quartiere hip di Londra.

I suoi amici più cari e presenti (la sua famiglia) sono Terry, aspirante attrice, e Kwame, istruttore di fitness. Arabella sta scrivendo il secondo romanzo, quello che può consacrarla definitivamente o etichettarla come frode, a seconda del risultato ma anche della benevolenza della casa editrice e del suo pubblico giovane, impegnato, metropolitano. La serie potrebbe parlare di questo, ma invece no. Dopo una serata ad alto tasso alcolico, Arabella si rende gradualmente conto che qualcosa non va, la sua memoria le ripropone suoni e poi un’immagine che non riesce a, o si rifiuta di, decifrare.

Scritta e interpretata da Michaela Coel a partire da un evento biografico subito durante la lavorazione di Chewing Gum, la comedy che l’ha lanciata, I May Destroy You è un ordigno lanciato su tutte le precedenti rappresentazioni dell’abuso e del consenso, i cui frammenti esplosi ricompongono un mosaico di esperienze, bugie, reazioni, prevaricazioni, eccessi, battute d’arresto e ripartenze che cercano di rispondere in un modo complesso, personale e assolutamente non univoco alla domanda: come gestire il trauma dello stupro?

I May Destroy You indaga a fondo la forma di questo trauma e il percorso accidentato e personale della sua elaborazione, prendendo di episodio in episodio svolte inaspettate. Da un lato si focalizza sul cambiamento della percezione di Arabella delle cose intorno a sé, sui diversi tentativi di “indossare” la sua indicibile esperienza facendo un passo avanti e prendendo la parola, ovviamente sui social, ma mostra anche il doloroso scollamento tra narrazione esterna e meccanismi interni alla sua persona; dall’altro lato esplora parallelamente altre forme di abusi e dinamiche di potere insidiose, andando avanti e indietro nel tempo, creando un ingegnoso catalogo di situazioni dove il consenso viene piegato e aggirato, a volte con intento esplicitamente malevolo, altre volte, ancora più spaventosamente, nel flusso dell’esperienza quotidiana – avendo cura di toccare contingenze sentimentali e sessuali molto diversificate. Non solo Bella, ma anche Terry, Kwame e altri personaggi si trovano nel corso della serie in contesti di abuso, più o meno consapevolmente, in un caso addirittura sia dalla parte della vittima che da quella dell’esecutore. Eppure i personaggi non sono inequivocabilmente positivi, la serie si spinge anzi a sfidare l’empatia degli spettatori, e soprattutto li porta a interrogarsi costantemente. Lo stile visivo rispecchia l’identità della serie, mutevole e variegato, nervoso e sincopato con improvvisi squarci di calma riflessiva. Destabilizzante è forse l’aggettivo più adatto a definire I May Destroy You: incurante dell’eccesso di stimoli esistenziali ed emotivi che getta sul piatto, con uno dei finali più audaci e interessanti della serialità recente, I May Destroy You è davvero, finalmente, qualcosa di completamente nuovo nell’universo seriale.

Voto: 4 su 5.

I May Destroy You [id., Gran Bretagna 2020]. IDEATRICE Michaela Coel. CAST Michaela Coel, Weruche Opia, Paapa Essiedu, Marouane Zotti, Stephen Wight, Karan Gill, Aml Ameen, Adam James, Natalie Walter.Drammatico, durata 30 minuti (episodio).

di Chiara Checcaglini

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