COSMO, “Cosmotronic” (42 Records, 2018)

Nel percorso di un musicista è giusto che ogni disco corrisponda a un passaggio in avanti nella sua evoluzione artistica. “Cosmotronic”, terzo disco di Cosmo, segna a pieno titolo un passaggio importante. Se “L’Ultima Festa” era caratterizzato soprattutto da una riuscita ricerca della forma canzone legata alla musica elettronica e a suggestioni pop, con “Cosmotronic” si rimescolano le carte in tavola, ampliando il discorso e, in alcuni casi, estremizzandolo.

Un album complesso, che non cerca il consenso immediato richiamando completamente il suo predecessore. L’artista di Ivrea nell’arco delle nuove quindici tracce fa un po’ quello che vuole, senza imporsi o farsi imporre cifre stilistiche prestabilite. Si può dire, da un certo punto di vista, che “Cosmotronic” mostri in tutto e per tutto l’attuale universo musicale di Marco Jacopo Bianchi, in arte Cosmo.

Certo, nella prima parte di “Cosmotronic” non mancano brani più diretti e a presa rapida, come “Sei la mia città” e “Quando ho incontrato te”. Ma anche con il crescendo dell’iniziale “Bentornato” o la complessità di suoni di “Animali” Cosmo coglie il segno riuscendo a tracciare un nuovo percorso compositivo. “Ho vinto” rappresenta l’anello di congiunzione con la seconda parte del disco che è diametralmente opposta dalla prima: scompone la forma canzone e si muove alla ricerca di beat e pattern elettronici che non scadano nella banalità. “Ivrea Bangok”, posta non a caso all’inizio del “lato b”, già dai primi ascolti risulta uno uno dei episodi più riusciti con le sue house macchiata di world music.

Così “Attraverso allo specchio” (che già era inclusa nel video di “Turbo”) e “Barbara” danno un assaggio di come probabilmente saranno impostati i prossimi live.
“Cosmotronic” è un disco importante, complesso ma riuscito: in un momento in cui in Italia gli artisti che osano sono pochi, questa è una gran cosa.

91/100

(Francesco Melis)