LUST FOR YOUTH, “International” (Sacred Bones, 2014)

1149075_441730929262863_491037994_nI Lust For Youth sono al quarto disco in uscita in quattro anni: questo “International” esce dopo l’ottima tripletta “Solar Flare” del 2011 + “Growing Seeds” del 2012 + “Perfect View” del 2013 . Di solito affrontando casi come questi ci si pone sempre la stessa domanda, e cioè se si produce una così fitta mole di roba soltanto per restare in scia o se invece si hanno veramente tante cose da suonare.

“International” ha proprio il compito di provare a rispondere ai nostri dubbi, almeno finchè non uscirà un altro album l’anno prossimo. Sarà che è il quarto album, quello che esce dopo la gavetta dei canonici tre dischi, o sarà che il titolo fa subito pensare a qualcosa di più grande e pretenzioso rispetto ai lavori precedenti, ma tant’è che “International” prova a dimostrare il valore della band svedese una volta per tutte.

Per farlo, il frontman Hannes Norrvide e soci provano a lucidare ancora di più il loro suono: la new wave oscura e claustrofobica che caratterizzava le cose suonate precedentemente sembra rischiarirsi parecchio, perchè quello che si avverte fin da subito è che dentro “International” c’è molta più luce di prima.
Questo non vuol dire che tutti i pezzi sono così spiccatamente sbrilluccicanti e danzerecci come “Illume”, autentico pezzone, ma che la luce dentro al disco assume via via diverse tonalità e temperature, un po’ come i tramonti visti dai fiordi o le aurore boreali, robe molti di noi possono solamente immaginare ma che Hannes Norrvide e i suoi probabilmente conoscono bene.
E così ecco che “Running” suona fredda e candida come l’alba vista da qualche porto sul Mare del Nord, “Ultras” fa venire in mente i cieli limpidissimi di primavera, “Lungomare” è quel pezzo strano che starebbe bene di sfondo ad un tramonto color lilla. Ma non mancano anche le tracce più notturne, in cui però a spuntare è ancora quel wave-pop fino ad ora accennato nei dischi precedenti, che riceve qui la giusta consacrazione: “Basorexia”, “New Boys” e ” Epoetin Alfa” servono proprio per misurare il grado di maturazione artistica a cui sono arrivati i Lust For Youth. Che è alto.

“International” è quindi l’album che segna per gli scandinavi una specie di giro di boa: le pulsioni pop che fino ad ora rimanevano appena accennate qui fanno la parte da protagonista. E la scommessa di farsi più luminosi pare vinta, per ora.
Ma è anche vero che da qui in poi è tutto mare aperto, ragione per cui i complimenti scritti fino ad ora non possono che essere inquadrati in un cauto ottimismo, perchè da qui in poi c’è anche il rischio di andare troppo a largo, di colare a picco, di annegare.

76/100

Enrico Stradi