HOW TO DRESS WELL, “The Anteroom” (Domino Records, 2018)

Giunta al quinto lavoro da studio la creatura di Tom Krell cambia di nuovo pelle.
L’autore dei gioielli di alternative R&B come “Words I don’t remember” o “Repeat Pleasure” riporta l’orizzonte verso quelle sonorità che avevano caratterizzato i primi lavori. Ascoltando “Anteroom” non ci si deve aspettare la nuova “What is the heart” o il pop (sopra le righe) del penultimo “Care”: ora i synth, l’elettronica e la sua voce sono i principali ingredienti.

Ma andiamo con ordine: disilluso dalle ultime elezioni il cantante del Colorado si trasferisce a Los Angeles per staccarsi da tutto e da tutti “ignorando il mondo che gli sta attorno” affermerà in seguito.
Per realizzare e dare forma al suo nuovo lavoro Tom si è circondato di persone che hanno potuto aiutarlo nella ricerca di suoni onirici e artificiali. Fra gli altri, il più importante, è il produttore Joel Ford (l’uomo dietro all’ultimo album sperimentale di Oneohtrix Point Never) che ha dà un’impronta sonora molto marcata. Anche dal punto di vista dei testi Krell ha cercato aiuto nelle parole nel giovane poeta Ocean Vuong in “Brutal”, la canzone più diretta delle tredici, in cui si intervalla nelle liriche con quelle del cantante con delle visioni molto particolari: “For the charred branch/And push. Blood dots the dust/Beneath me. My wet face titled/Skyward”.

Lo scorrere dei brani non è lineare, gli intervalli sono riempiti o meglio inglobati da flash musicali denominati “False Skull”, pezzi con suoni industrial che spezzano il flusso emotivo, nel caso della sopracitata “Brutal” ne contiene un pezzo per poi riprendere il mood iniziale totalmente opposto.
La natura sperimentale non intacca la profondità emotiva che già dal secondo brano, “Body Fat”, è fortissima.

Per ritrovare il vecchio Tom bisogna aspettare “July 13 No Hope No Pain” a tratti commovente per il mood ed il coraggio che riesce ad esprimere: “She said I only feel pain when I’m holding on/When I’m holding on/The social feather keeps me from being naked with God” e anche “Love means take in action” che sicuramente farà lacrimare i fan dell’ultima ora.
Gran parte del lavoro è ricco di intrecci onirici che esaltano la vulnerabilità della voce di Tom che rimane elemento portante dei brani, alla fine il messaggio e il mood passa emozionando e stupendo l’ascoltatore immergendolo nell’album più ambizioso, estremo e difficile ma che dopo diversi passaggi che permette l’accesso al cuore del cantante ed emozionarsi con lui.

75/100

(Raffaele Concollato)