PINK MOUNTAINTOPS, “Get Back” (Jagjaguwar, 2014)

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“Get Back”, quarto disco dei Pink Mountaintops –progetto parallelo di Stephen McBean (Black Mountain) – è uno di quei dischi dalle tante sfaccettature, dove la mente creativa non segue un filo conduttore, bensì si diverte a incrociare stili ed influenze.
McBean, a briglia sciolta, non curante delle mode, che vanno e vengono, realizza una raccolta di dieci brani, che fanno da ponte (ipotetico) tra passato e presente. La direzione sonora dell’intero discorso musicale si muove tra due coordinate spazio – temporali: da una parte gli anni settanta, ottanta e novanta, dall’altra l’oggi. I punti si intersecano e viene fuori un piano multi strutturale, osservabile da più prospettive: quella dell’ascoltatore con anni di ascolti alle spalle e quella dell’appassionato più giovane.
Ogni pezzo del quadro d’insieme ha una sua solidità, un’ identità ben definita – fatta eccezione per “North Hollywood Microwaves”, copia carbone (mal riuscita) di certi Primal Scream – e che brilla di luce propria.

McBean si dimostra, ancora una volta, un ottimo songwriter, capace di parlare più linguaggi musicali: non solo stoner, psichedelia e folk (come è accaduto nei dischi precedenti). La discontinuità stilistica tra le varie tracce impedisce (volontariamente) la creazione di un unicum sonoro omogeneo.
Potrebbe essere un difetto, e invece è un pregio : è una qualità positiva perché , prima di tutto, le canzoni hanno una forte ossatura, non ci sono tempi morti o lasciate perse, gli arrangiamenti valorizzano la forma e resa di ogni brano; il suono della chitarra assume sfumature diverse a seconda dei pezzi e nella traccia di inizio, “Ambulance City”, ha un quid ipnotico, inserendosi in uno scenario tra il cosmico e l’acido; “Wheels “ richiama i sentieri chitarristici che tanto furono cari agli Smiths; in “Sell your soul” si tende invece a sottolineare le note di sax e piano, la chitarra avvolge quest’ultime in un’atmosfera decadente e “glameggiante”; e per finire in bellezza, in “Shakedown” viene portata in trionfo la jazzmaster di J Mascis.

Un altro colpo a segno per l’uomo dai mille progetti, Stephen McBean. “Get Back” è un disco di belle canzoni, con le radici negli anni che furono e i frutti negli anni duemila.

75/100

(Monica Mazzoli)

20 giugno 2014