Intervista a The Doormen

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Ho incontrato The Doormen (Vincenzo Baruzzi, voce e chitarra; Luca Malatesta, chitarra solista e cori; Marco Luongo, basso; Nicola Monti, batteria) poco prima del loro concerto al Covo Club di Bologna. Ecco cosa ci siamo detti.

Ciao ragazzi. Sulla musica dei Doormen si è detto di tutto, da farmi venire in mente le Elastica ai tempi, etichettate dalla stampa specializzata “New Wave della New Wave”. Voi come definireste la roba che suonate?
Luca: Noi abbiamo fatto un primo disco di marca post-punk, mentre nel secondo ci ha ispirato maggiormente il brit-pop.
Nicola: Le influenze wave rimangono presenti in “Black Clouds”, ma tendenzialmente è verso il brit, forse.
Luca: Senza forse.
Vincenzo: Viene naturale cambiare, evolversi. Non c’è nulla di programmato. Quando mi si chiede che genere facciamo, rispondo che a me piace scrivere delle canzoni che posso ascoltarmi e cantare in macchina. Tutti abbiamo fatto altri dischi, eppure finalmente mi trovo in gruppo in cui tutti i componenti hanno lo stesso background musicale, c’è poca differenza tra le nostre raccolte di dischi. È la prima volta che mi ascolto volentieri in macchina senza stancarmi.
Luca: Il background sono quei gruppi lì, si parte dai Joy Division per arrivare ai Blur.
Marco: Io ascolto ancora Little Tony, comunque.
Luca: Si vede dalla banana che hai, Longo.
(Il bassista è in realtà pelato, NdR)

Quali sono invece i vostri riferimenti americani? Interpol a parte…
Luca: Sonic Youth, Nirvana..
Nicola: Una band che ci unisce negli ascolti, sono i Black Rebel Motorcycle Club…
Luca: …Che hanno però una matrice molto inglese nel sound.
Vincenzo: Non è che non abbiamo dischi americani, io ad esempio ne possiedo parecchi. La cosa che non mi piace molto della musica americana è il cantato, la pronuncia; certo se parliamo di blues e rock’n’roll alla Little Richard è tutta un’altra storia.
Luca: L’America è imprescindibile. I Pixies che non se li filava nessuno hanno dovuto firmare per un’etichetta britannica come la 4AD, ed un disco come “Dirty” fai fatica a pensarlo un prodotto americano, vicino com’era allo shoegaze. Lo stesso Kevin Shields ammette i suoi debiti nei confronti di Sonic Youth e compagnia bella. Gli Interpol, poi, li adoro.
Marco: A me fan cagare…
(tutti se la ridono)

Il secondo disco “Black Clouds” come sta andando? Vende oltre i confini regionali?
Nicola: Rispetto al primo disco, l’ha bypassato, anzi raddoppiato.
Luca: Può contare sulla distribuzione della Audioglobe, però vorrei sottolineare come rispetto ad altri gruppi della scena nessuno ci abbia regalato nulla.
Nicola: Non abbiamo booking, solo qualche contratto a tempo determinato tra ufficio stampa e promozione dei video, la parte live ce la curiamo tutta da soli.
Luca: Ci dividiamo i compiti, io martello molto con le mail e i social, lui (Nicola) si occupa della logistica, lui (Vincenzo) porta da bere… No in realtà scrive i testi, che non è male. Lui (Marco) deve capire cos’è la manutenzione ma rimane un bravissimo bassista. (Postilla) Ancora riguardo al disco, molti stanno dicendo che come suona in studio è una cosa, dal vivo è un’altra, e secondo noi è molto meglio. Più diretto e coinvolgente, asciutto in alcune parti. Il primo disco a me piaceva di più proprio perchè c’era meno roba.
Nicola: A parte l’agenzia stampa che abbiamo trovato a Pisa perché da noi non ce ne sono, pensiamo sia fondamentale valorizzare i talenti del nostro territorio con collaborazioni mirate, gente proprio di Ravenna…
Luca: Abbiamo fatto un bel video con Alberto Donati, poi con Alberto Bevilacqua..
Marco: MATTEO Bevilacqua. Quello è lo scrittore!
Nicola: Ci aiuta spesso anche Paolo Mauri (Afterhours, Prozac+, La Crus) sia da fonico dal vivo che in studio, pensa ci ha scoperto grazie ad una demo, poi diventato il nostro primo EP, postata su myspace.

Quando vi è stato detto “andrete a suonare in Inghilterra in queste storiche location: il Pavilion, il Water Rats…”? Cosa vi aspettate dalla tournèe?
Luca: Ho mandato una mail e ci ha risposto un promoter inglese, proponendoci i tre locali in fila.
Nicola: Paradossalmente è stato più facile fissare tre date consecutive a Londra che normalmente trovarne due in Italia…
Luca: Lì funziona con il door-sharing, una volta fissate le date il promoter ci ha anche spedito i biglietti da vendere ai nostri amici, poi credo si divideranno gli incassi con i locali. In ogni caso lì sei al centro della musica mondiale. Ce la giochiamo!
Vincenzo: E ce la beviamo!
Nicola: Non ci aspettiamo niente di che. Andiamo là, ce la godiamo e ce la giochiamo. Se succederà qualcosa di importante, ben venga.
Luca: Per dirti, ci siamo iscritti quasi per gioco ad Arezzo Wave due anni fa e l’abbiamo vinto per l’Emilia Romagna. Ci siamo divertiti, eravamo a contatto con le grosse produzioni, e poi hai visto come si muovevano le cose, hai bevuto poco..

The Doormen – I’m In The Sunset (Live@Covo Club,Bologna) by Lovvo D’Indie on Mixcloud

Bello il set per Across The Movies, dove avete rifatto i Blur…
Luca: Una situazione venuta bene, ma che fatica. Dovevo fare da musicista e da fonico, e non mi sentivo bene mentre cantavo… (non di salute, NdR). Comunque un momento di crescita per noi, è sembrato come suonare in un teatro, tutto molto diverso dalla dimensione dei club.
Nicola: Ha tolto tantissimo tempo ad altre cose tue perché abbiamo dato il massimo, onorati dell’invito ad una rassegna così importante e ben organizzata. Ed è stata una situazione tecnica piuttosto difficile, soprattutto per me e la batteria.

Delle grosse band che avete finora supportato, chi vi ha impressionato di più?
Nicola: Ricordo che quelli che hanno venduto di più erano anche i più tranquilli, gli Ash. Tim Wheeler ci ha seguito con grande attenzione già nel soundcheck di fianco al palco… Ci hanno chiesto loro di andare in camerino assieme, prestandoci per il live l’amplificatore da basso…
Luca: Quello che c’è sul palco anche stasera. Pure i Subsonica, sono stati gentilissimi, in prima persona Max Casacci. I Ministri invece se la sono tirata molto, tre ore di soundcheck solo perché non sentivano le medio-basse del rullante nel monitor. Indimenticabile anche la serata con i Vaselines al Bronson.

Un messaggio agli avventori, o a chi vi accusa di “fare le fighette”?
Luca: A noi non interessa, ci siamo costruiti tutto con le nostre mani e inevitabilmente può esserci un po’ di invidia attorno. Forse quella di Ravenna non è una scena così unita come lo è invece ad esempio quella di Pesaro, dove tutti sono grandi amici tra di loro e le serate si organizzano assieme.
Nicola: Vero anche che tutti facciamo cose musicalmente diverse e solo noi rappresentiamo il genere new wave… Mi viene da dire che ognuno in generale tira l’acqua al proprio mulino.

Avete già scritto del nuovo materiale? Anticipazioni?
Nicola: Dunque, uscirà un nuovo disco il prossimo anno…
Luca: Stiamo scrivendo nuovi pezzi, il sound è un po’ stravolto, più scuro, più intimo. Più da Loft. Nicola ha sentito dei demo e mi ha chiesto cos’è, Mark Lanegan? C’è del deserto.
Nicola: Verranno fuori le nostre influenze americane…
Vincenzo: E il Josh Homme della situazione.

(Matteo Maioli)

16 aprile 2014