DAFT PUNK, “Random Access Memories” (Columbia Records, 2013)

daftpunk-1367945965Li avevamo lasciati cinque anni fa, con i loro caschi e tute spaziali, alla fine di un epico tour su un palco piramidale. Si sono riaffacciati con la loro prima colonna sonora, per il film di “Tron:legacy”. Ma in fondo tutti attendevano il nuovo materiale dei Daft Punk da quasi dieci anni. “Random access Memories” esce ora per la Columbia, preceduto da quella che probabilmente è la più grande e geniale strategia di marketing musicale degli ultimi anni. Un’attesa durante la quale Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo, hanno disseminato teaser, nomi dei collaboratori del disco con tanto di relative video-interviste e lanciato il singolo “Get lucky (anticipato da una versione fake, clamorosamente scambiato per l’originale dalla metà dei siti specializzati). A sette giorni dall’uscita “fisica” dell’album hanno diffuso lo streaming integrale attraverso iTunes e si è capito finalmente cosa sia stato partorito dalle menti del duo francese.

Con “Random Access Memories” i Daft Punk guardando al passato, con la volontà di liberare la musica dalla tecnologia. Ed è questa mossa a sorpresa, rispetto a quello che ci si poteva immaginare all’inizio, a spiazzare. L’operazione, diciamolo subito a scanso di equivoci, è riuscita in pieno. Il marchio Daft Punk è impresso a fuoco su ciascuno dei tredici brani che compongono questo lavoro, un tributo alla disco statunitense degli anni 70 e dei primi anni 80 condensato in un’ora e un quarto senza coordinate temporali e di genere. Un raffinato gioco di richiami e di rimandi dall’affascinante gusto retrò. D’altra parte, è importante sottolineare come i Daft Punk non siano mai stati innovatori in senso proprio, ma siano invece riusciti ad essere seminali pur essendo dei raffinati “riciclatori”. Questa considerazione riguarda i tre album precedenti, che hanno dato origine a praticamente tanta electro francese (senza i Daft Punk i Justice non sarebbero mai esistiti probabilmente) ed è valida anche ora, nel presente.
“Random Access Memories” è quello che ci si poteva aspettare dal duo francese. Una sorta di concept in cui ogni canzone ha una sua anima, spesso segnata dai vari guest del disco.

Si sente all’inizio la chitarra di Nile Rodgers: l’intro di “Get Life Back to Music” spazza via il passato ed è un manifesto programmatico dell’album. Lo stesso suono lo si ritrova in “Lose Yourself to Dance” e nel singolo “Get Lucky”, che oltre a Rodgers hanno anche il contributo vocale di Pharrell Williams. Un disco suonato in cui gli strumenti analogici si mescolano con synth, batteria elettronica e un quasi ossessivo utilizzo di vocoder. Il crescendo di “Giorgio by Moroder”, con il cameo di Giorgio Moroder, è tra i momenti più riusciti del disco. Altro contributo vocale è quello di Julian Casablancas che viene “robotizzato” in “Instant Crush”, mentre in “Doin’ It Right” è Panda Bear a subire più o meno lo stesso trattamento. Il finale del disco è un incontro tra vecchi amici: “Contact”, con DJ Falcon come ospite, è puro delirio sonoro, la ciliegina sulla torta di un disco perfetto.

Sicuramente ci sarà chi, memore di “Human After All”, storcerà il naso ascoltando “Random Access Memories”. Ma attendersi un disco esclusivamente per il dancefloor vuol dire non aver capito cosa erano e cosa sono i Daft Punk.

91/100

(Francesco Melis)

16 maggio 2013

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