BRUCE SPRINGSTEEN, “Wrecking Ball” (Columbia, 2012)

Un nuovo disco di Bruce Springsteen è sempre un evento. Uno come lui a 63 anni non ha più niente da dimostrare, soprattutto perchè l’amore per i fan e l’energia dal vivo restano immutate. Eppure dopo qualche passaggio a vuoto negli ultimi lavori, si respira un’aria diversa: il Boss ritrova l’ispirazione per scrivere ancora belle pagine di rock. Intanto il Boss non è tipo superstizioso, visto che “Wrecking Ball”, album in studio numero 17, ha esordito in testa alle classifiche di mezzo mondo con il consenso di gran parte della critica.

Potrebbe essere un disco di Woody Guthrie, Bob Dylan, Billy Bragg o dei Waterboys: arrabbiato e passionale, folk e rock, il grido di un popolo che non ci sta a soccombere ai potenti. Il bersaglio principale è Wall Street con la sua corruzione (“Death to my hometown”); i temi dell’album, il riscatto a livello sociale (“We Take Care Of Our Own”) e personale (“You’ve Got It”). Il nuovo produttore Ron Aniello aiuta Springsteen ad ampliare l’orizzonte della sua musica, con l’audace inserto hip-hop di “Rocky Ground” (quasi una nuova “Streets of Philadelphia”) ed il gospel di “Land Of Hope And Dreams”, una cavalcata di speranza scritta nel 2001 con un assolo di sax da brividi. E a proposito di solisti, l’esplosiva chitarra di Tom Morello ex-Rage Against The Machine fa capolino in un paio di brani, tra l’infinita schiera di musicisti coinvolti nel progetto e l’immancabile E-Street Band. Tra citazioni colte (samples di Curtis Mayfield e Johnny Cash), tradizione ed un occhio alle nuove tendenze, Bruce Springsteen confeziona un lavoro prezioso per il rock nel 2012, di un artista sincero che racconta la vita di tutti i giorni, sia quella di gamblers, broken hearted, losers o sinners.

L’album è consigliabile anche in edizione speciale con 2 bonus tracks tra le quali “American Land”, un folk frizzante e ballabile liberamente ispirato a Pete Seeger. E dopo le canzoni, un commovente omaggio all’amico di mille avventure Clarence Clemons scomparso nel giugno scorso:
“Clarence doesn’t leave the E Street Band when he dies. He leaves when we die”. Come la musica di Bruce, vivrà per sempre.

76/100

(Matteo Maioli)

18 maggio 2012

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