KILLING JOKE, “Absolute Dissent” (Spinefarm, 2010)

In attesa di testare i ritorni sulle scene di Pop Group e Gang of Four, a parte gli immarcescibili Wire, chi gode di miglior salute tra i reduci del primo Post Punk sono i Killing Joke di Jaz Coleman. Curioso, ai limiti del paradossale, che un gruppo con una carriere trentennale suoni ancora così fresco e significativo, tanto più se si pensa che l’artefice in questione era lo stesso che se ne andò in Islanda ad aspettare la Fine del Mondo… Speriamo allora che l’infallibile e sacra macchina informativa del web abbia ragione nel procrastinare la data fatidica al 2060 (secondo i calcoli di Sir Isaak Newton in barba ai Maya). Se così fosse, la resurrezione del gruppo londinese, a queto turno in formazione originale, potrà darci ancora frutti molto più freschi di quanto non facciano figliol prodighi quali i Fear Factory.
Venendo all’album in questione, l’epicità abissale di Coleman si coagula ancora una volta in una manciata di anthem feroci dalle linee melodiche fenomenali e millenariste, come già nei due album precedenti. Sugli scudi troviamo il quartetto iniziale, “Absolute Dissent”, “The Great Cult”, “Fresh Fever From The Skies” e “In Excelsis”, brani in cui viene quasi bissato il devastante impatto del predecessore “Hosannas From The Basement of Hell”.
Quando poi prendono il sopravvento istanze dance gotiche, come in “European Super State”, “Honour The Fire” o “The Raven King”, il rischio è assomigliare di più ai bolliti Depeche Mode che non a una versione rinvigorita dei Chemical Brothers (cosa che alcuni brani di “Hosannas…” ci lasciavano intravedere).
La durissima “This World Hell” invece, pur ricollegandosi evidentemente al fulminante esordio di trenta anni fa, piazza un riff ascendente che potrebbe quasi resuscitare Dimebag Darrell.
Il resto dei brani gira a vuoto confermandoci che i miracoli, in quanto tali, avvengono una tantum. Ripetere la perfezioni di “Hosannas…” era missione quasi impossibile. Ma possiamo farne un torto a Coleman e ritrovati compagni, tanto più alla luce di un’attitudine onesta e punk difficilmente riscontrabile nelle nuove leve?

(Lorenzo Centini)

24 novembre 2010

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