IKEA-POP vol. 13 – Höst songs, lost songs

Ikea-Pop ha provato in parte a smontare molti degli stereotipi sulla tristezza della Svezia e degli svedesi. Spesso si associa la terra dell’Ikea – che, non per prendersi meriti che non ci spettano chiude il decennio con degli utili complessivi intorno ai 30 miliardi di dollari – alla nazione col più alto tasso di suicidi. Dato smentito dalle recenti graduatorie che la piazzano a un più dignitoso dodicesimo posto tra i paesi-OCSE, dietro a Corea del Sud, Giappone, Belgio, Finlandia, Ungheria, Francia, Svizzera, Austria, Polonia, Repubblica Ceca e i rivali danesi. Che l’allegria spesso esasperante della musica indigena sia un sintomo o una casualità in tutto ciò, importa relativamente poco nel breve Höst (autunno) che intravede il lungo e buio inverno ormai alle porte.

Facendo una breve rassegna post-estiva, i mesi più miti sono stati segnati dall’esplosivo esordio dei misteriosi jj sotto Sincerely Yours. Nessuno conosce i componenti di questo progetto lanciato dall’etichetta dei The Tough Alliance (IKEA-POP vol. 6) che ha in scuderia Air France e, tra gli stranieri, l’ottimo Memory Tapes da Philadelphia. Nell’approcciarsi a “n°2”, che poi sarebbe il primo LP dopo il 7” “n°1” (youtube) , bisogna evitare di pensare troppo alla copertina che da noi probabilmente li renderebbe idoli di determinate tribù urbane o, casi mediatici nazionali. Non c’è reggae né terzomondismo barricadero nel raffinato esordio del duo di Goteborg, ma un’insostenibile leggerezza. A partire da “Things Will Never Be The Same” (youtube) si dispiegano nove eteree istantanee di electro-pop dalle reminiscenze dream ed eccentrici sprazzi kraut-caraibici che richiamano gli Studio (IKEA-POP vol.10) o gli stessi Air France (myspace). Originalissime trovate stilistiche in un impagabile cocktail da sorseggiare in ventisei minuti e nove tracce in una desolata spiaggia di novembre. Se dall’altra parte dell’oceano il pop hypnagogico è rappresentato da Neon Indian, Washed Out e Memory Tapes, la Svezia non può che rispondere così.

Sembrerebbero aver poco di swedish i Little Dragon (myspace), spesso associati all’Estremo Oriente per la vocalist Yukimi Nagano che dà un caldo tocco black più che nippon alla loro elettronica fatalmente trip-hop. A fine estate è uscito il seguito del loro esordio eponimo (lanciato dall’accattivante “After The Rain” (youtube). Anche loro vengono dalla Mecca dell’indie-tronica nazionale, ovvero Goteborg e il secondo album “Machine Dreams” ha confermato la loro vena downtempo, ma non solo.

Stessa provenienza e venuti fuori con un’etichetta più influente nel panorama svedese, quale la SRVC (Embassy, Jens Lekman, Studio, The Tough Alliance), i Lake Heartbeat (myspace) si allineano in scioltezza alle sonorità eteree e sognanti che hanno reso famosa la SRVC. Una sorta di Notwist versione dancefloor. Una risposta ai Cut Copy a basso profilo, senza eccessi né cadute di tono, “Trust In Numbers” è stato lanciato da “Mystery”, ma funziona anche quando si vira su un’indie-pop scanzonato e senza pensieri, come in “Golden Chain” (youtube).
E la produzione di Dan Lissvik degli Studio non può che essere una garanzia.

Un titolo d’esordio che sarebbe tutto un programma, “Scissors & Happiness”, invece per i Golden Kanine (myspace), la risposta garage a Beirut.Bassa fedeltà, chitarre lo-fi incastrate a fiati che appesantiscono l’aria malgrado ritmiche spesso in levare facciano la loro parte (youtube). Vengono da Malmö, ma suonano molto più States che british rispetto alla maggior parte dei loro concittadini. Fiati o non fiati, la loro visceralità sa lasciare il segno.

Con un piccolo strappo alla regola, in queste atmosfere di fine autunno, non possono essere tralasciati i Fanfarlo (myspace). Sestetto londinese, ma ideato e guidato dal polistrumentista svedese Simon Balthazar all’esordio quest’anno con “Reservoir”, prodotto da Peter Katis (Interpol, The National). Anche in loro l’ombra di Beirut è tutt’altro che nascosta per la ricchezza di arrangiamenti orchestrali. Ma, con le dovute proporzioni, spesso si respira di Arcade Fire nei loro intensi crescendo. Amici di Jon Birgisson dei Sigur Ros che ha piazzato in copertina una delle sorelle più influenti della storia del pop (per aver dato il nome alla band islandese), i Fanfarlo in alcuni episodi finiscono per ricordare le recenti escursioni bucoliche degli stessi Sigur Ros. “Fire Escape” (youtube) è stato a tutti gli effetti il singolo di lancio nel suo suonare quanto mai swedish e ottimista. Di tutt’altro tenore invece “I’m A Pilot”, senza dubbio una delle migliori canzoni del 2009.

In un’ottica più ampia, volendo parlarne solo ora, per chiudere in bellezza l’anno, Karin Dreijer Andersson ha senz’altro realizzato il miglior album del 2009 svedese. Nell’anno in cui l’inimitabile vocalist del duo The Knife si è resa protagonista di una nuova fruttuosa collaborazione con i Röyksopp (“This Must Be It” e “Tricky Tricky” in “Junior”), il suo debutto solista dietro l’acronimo di Fever Ray ha incantato. Desolanti panorami dark in cui si perde l’algida voce della Andersson tra inquietanti electro-ballad notturne (“If I Had A Heart” – youtube) e sonorità figlie della band più importante degli Anni Zero svedesi (“Seven” – youtube).
In attesa dell’inverno e del ritorno di The Knife, non si può chiedere di meglio.

 

(Piero Merola)

 

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