COBBLESTONE JAZZ, 23 Seconds (!K7 / Audioglobe, 2007)

Tyger Dhula, Danuel Tate e Mathew Jonson presentano “23 Seconds”, qualcosa di più di un intreccio tra techno e atmosfere jazzate.
Il carattere peculiare del loro lavoro risiede certamente nell’applicazione dei canoni tipici di un certo suono minimal a contesti sospesi tra jazz e virtuosismo elettronico. Il risultato di tutto non è altro che l’evoluzione dell’acid jazz: la rivisitazione in chiave techno di quella che fu una commistione di successo legata all’indovinata formula jazz + house. “23 Seconds” è la scarnificazione di quel suono deep. Con notevole semplificazione potremmo definire l’album del trio canadese Cobblestone Jazz come l’adattamento, quasi 10 anni dopo, del concetto che stava alla base di progetti come St. Germain, LLorca e Aquabassino. In più c’è qualcosa che riempie lo spazio intorno alla cassa, qualcosa nell’aria che si dipana intorno alle rigide e pulsanti strutture techno.

Il confine tra ascolto contemplativo e coinvolgimento fisico diventa sempre più sottile ed invisibile.
“Hired Touch” ingloba l’ascoltatore trasferendogli il proprio sostrato di tensione cerebrale: è ripetizione detroitiana, straniamnento. Ci sono poi momenti squisitamente minimal (“Lime In Da Cocconut” e “Peace Offering”) in cui potremmo azzardare accostamenti con il gusto di un personaggio che nel 2007 si è fatto largo a spallate come Gui Boratto. Episodi sospesi tra la profondità del suono Basic Channel e le più classiche andature deep house come “Slap The Back”, “PBD” e “Change your Apesuit”. Intrecci elettronici vicini allo stile Raiders Of The Lost Arp di Mario Pierro in “Saturday Night” e “23 Seconds”. Ossessioni dance con lievi sfumature Balearic in “W”.
Nel secondo cd un a traccia con 40 minuti di live, la frivolezza di “Dump Track” e la carica ipnotica dell’ottima “India In Me”.

Un lavoro dal quale emerge con forza ancora una volta il lato più cupo del suono techno che ben si fonde però con suggestioni diverse, dai frequenti slanci jazz fino, in alcuni casi, a farsi accompagnare da echi dub e richiami etnici. Suoni che si evolvono.

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