JOANNA NEWSOM, Ys (Drag City / Wide, 2006)

Quando la canzone più breve di un disco dura più di sette minuti, il titolo si riferisce a una leggenda celtica e la copertina è un dipinto che sembra provenire da altri tempi, è facile pensare a una parolaccia: prog. Eppure, in queste cinque canzoni non c’è una sola traccia di pesantezza: tutto fluisce come acqua, un torrente trasparente di suoni che non puoi smettere di contemplare.

È un incanto, questo “Ys”, il secondo disco di Joanna Newsom, e fa quasi rabbia pensare al talento di una ragazza di soli ventiquattro anni capace di concepire un album così ricco, avvolgente, completamente fuori da ogni percorso. La voce di Joanna si è addomesticata, si è fatta meno stridula, e gli scheletri affascinanti d’arpa di “The milk-eyed mender” si sono coperti degli abiti più sontuosi: un’intera orchestra, arrangiata e diretta con mano leggerissima da Van Dyke Parks, accompagna queste cinque storie. Storie, non canzoni: ascoltarle è come entrare nei mondi – ora incantati, ora terribili – descritti dalle favole, dove l’amore impossibile tra una scimmia e un orso diventa perfettamente reale, o dove il desiderio è tensione di carne acerba e pensiero che occupa tutto (“Sawdust and diamonds”, con quel desire ripetuto all’infinito, ingenuo e carnale come “The kick inside” di Kate Bush). “Ys” non è solo un disco: è un’opera completa, sorretta da una visione che stimola sensi che la musica di solito non tocca, dalla vista (il quadro zeppo di simbolismi che ritrae Joanna come una dama rinascimentale, bella ed enigmatica) al tatto (i rilievi del retrocopertina, il dipinto riprodotto all’interno).

Spegnere di colpo lo stereo mentre si ascoltano queste canzoni riporta a quando eravamo piccoli, quando mamma chiudeva il libro delle favole e rimboccava le coperte, e tu rimanevi a fissare il buio, quasi offeso perché ti avevano strappato a un mondo infinitamente più bello del reale, da quelle parole così semplici, ma con il potere di portarti altrove. Questo disco scorre leggero, incurante dei minuti che passano: vive in una dimensione estranea a tutto. Ed è talmente bello da lasciarti incredulo.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *