JESSICA BAILIFF, Feels Like Home (Kranky, 2006)

Siamo dalle parti di un sogno ad occhi aperti. Una di quelle giornate dove il sole è freddo e la nebbia si tocca con le dita. Un’esperienza quasi extra-corporea, non un semplice insieme di canzoni. Non la solita cantautrice folk. Non la solita copia un po’ alternativa di Bjork. Se prendessimo Emiliana Torrini e le insegnassimo a cantare non avremmo altro che una Norah Jones vestita da folletto, e non è esattamente il massimo. Il fatto è che Jessica Bailiff viaggia a dieci metri da terra, e la Torrini non può che ambire ad una capanna su un albero. Anche qui c’è la chitarra acustica ma è come se non esistesse. La musica tocca l’etere e si scaglia sulle menti sensibili di questa generazione, ben lungi da esplodere nei gangli dell’autodistruzione. Solo Carla Bozulich ed Elizabeth Anka Vajagic hanno risvegliato queste atmosfere mortifere, questo affascinante viaggio attorno al nulla ed è nei tappeti di suono – delicati nella forma, ma affilatissimi nella sostanza – che si trova la sua epica destinazione. L’arrivo in un universo parallelo e meno male che almeno lei si sente come a casa. Qui fa freddo e non si sa da che parte girarsi. Ci si può ferire e non saranno certo queste canzoni a farci stare meglio. Ed è esattamente questo lo scopo del viaggio. Chi vuol essere lieto sia direbbe il poeta, tanto sappiamo come va a finire.

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