THE NEW PORNOGRAPHERS, Twin Cinema (Matador / Self, 2005)

In un mondo in cui la critica musicale non ha più alcun senso e il concetto di “pop” è diventato assai volubile, esistono ancora dei dischi che, in barba a tutte le sovrastrutture del business, si calcificano nel lettore cd e non puoi fare a meno di ascoltare semplicemente perchè ti piacciono da matti. Probabilmente la cultura vigente – la quale prevede un rapido assorbimento dei suoni che ci circondano per poi passare ad altro e dimenticarci di tutto – non ha ancora fatto in conti con l’ingenuità cazzona del power-pop. O almeno questa è l’impressione che si ha ascoltando “Twin Cinema” dei New Pornographers.

Non perdiamo tempo con le insipidi descrizioni da giornaletto e andiamo al sodo: quattordici brani memorabili e nemmeno l’ombra di un momento di noia, punto. Il resto è storia. Perché questo terzo disco è probabilmente il migliore del supergruppo canadese di AC Newman e Neko Case e combatte con i Go-Betweens per la palma di “più bel disco di canzoni del 2005”. Come altrimenti definire questo insieme di riff assassini – la title-track, “Use If” – melodie irresistibili – “Bleeding Heart Show”, “Sing Me Spanish Techno” – e zuccherosi coretti su testi deliranti e sfigati supportati da un’attitudine beatamente ingenua ma nondimeno cazzona?

Massì, lasciamo il cervello a chi veramente è convinto che la musica vada pensata e metabolizzata (per poi defecarla, probabilmente). Per tutti gli altri che, come il sottoscritto, sono convinti che il mondo sarà salvato da una canzone pop, l’invito è di accomodarsi, di unirsi alla festa, di ballare spensierati e alzare il volume a palla. Qui ci si diverte da matti e lo si fa con alcune tra le migliori three minute songs che il power-pop ha sfornato in questo inizio di millennio. Perché la felicità è fatta di piccole cose: dischi del genere aiutano a renderti migliori le giornate. Ma non perché sono stupidi, semplicemente perché non hanno la pretesa di cambiare il mondo ma di – come dire? – “colorarlo”, lasciando ad altri l’oneroso e noioso compito di rivelarci il senso della vita. E magari un giorno potrei anche starli a sentire, dipende se avrò premuto il tasto STOP e se il pop sarà morto… lì si che saranno veramente cazzi amari.

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