NEGRAMARO, Mentre tutto scorre (Sugar, 2005)

Unici superstiti artistici di un agonizzante Sanremo e freschi di colonna sonora del film “La febbre”, tornano alla prova della lunga distanza i salentini Negramaro, che fanno seguire all’esordio omonimo e alla sua versione definitiva “000577” questo “Mentre tutto scorre”. Disco che prende titolo dal brano con cui i nostri hanno cercato di far parlare di sé sul palco dell’Ariston e che rivela tutta la sua efficacia in un pop-rock di matrice anglosassone (i richiami più evidenti: Radiohead e Muse) che non disdegna dettami maggiormente italici – come in “I miei robot” – e rivela una buona capacità di scrittura e padronanza della materia.

L’ottima produzione artistica, a cura di Corrado Rustici, mette in risalto il sound potente ed elettrico della band, distanziandosi così dai soliti lavori rock italiani, dove le chitarre spesso sono affogate dal lavoro di studio e da tastiere iper-arrangiate (ad esempio, Le Vibrazioni). Qui le distorsioni sono sottolineate e risaltano la voce di Giuliano Sangiorgi, forse un po’ didascalica nel rifarsi a ben definiti modelli d’oltremanica, ma sicuramente efficace nei contrappunti più malinconici di “Ogni mio istante” e “Sui tuoi nei”.

Con questo lavoro, la Sugar dimostra la sua capacità di lavorare nel mainstream italiano, producendo un disco di livello superiore – se riferito ad un ambiente in cui il meglio cui si può ambire sono i Mistonocivo e i Linea 77 – e che merita tutto il successo che sta riscuotendo. Non fosse altro che si tratta della conferma di una band che, senza dire esattamente niente di stupefacente, riesce a dirlo meglio degli altri, riuscendo a farsi ascoltare. Sicuramente un disco facile, ma nel mondo musicale “alla luce del sole” è il meglio che si ha in questo momento.

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