BELLE AND SEBASTIAN, Dear Catastrophe Waitress (Rough Trade, 2003)

Nonostante tutto, Belle & Sebastian si sono rialzati. Perché a dispetto di qualche passo falso degli ultimi dischi che già ci aveva allarmato, a dispetto di un produttore imbarazzante come Trevor Horn, lo stesso delle Tatu per intenderci, a dispetto dell’abbandono della fascinosa Isobel Campbell, “Dear Catastrophe Waitress” è un disco riuscito.

E’ vero che mostra i Belle & Sebastian come un gruppo diverso da quello che avevamo conosciuto finora, mai così pop come in questa tracce. Eppure questo è anche il lavoro più compatto e riuscito dai tempi di “The Boy with the Arab Strap”, come se i piccoli sbandamenti a cui la formazione scozzese ci aveva abituato ultimamente fossero improvvisamente svaniti.

Così i germi pop sparsi qua e là negli ultimi album e in qualche singolo finalmente fioriscono in “Dear Catastrophe Waitress”. Lo si intuisce subito da come Stuart David e compagni aprono il disco con “Step into My Office, Baby “, un limpidissimo brano pop che ha la freschezza dei vecchi pezzi soul della Motown, e dai deliziosi impasti di armonie che emergono via via lungo tutti i tredici brani.

Ecco allora “If She Wants Me” e tutta una serie di brani solari e ricchi di colori, “I’m a Cuckoo”, ” Wrapped Up in Books “, “You Don’t Send Me” e una delizia come “If You Find Yourself Caught in Love”, splendidi episodi di leggerezza pop venata di umori soul. Suoni più aperti, arrangiamenti che si impreziosiscono con archi, fiati e cori senza intaccare l’immediatezza dei brani.

Non che Belle & Sebastian siano diventati un gruppo completamente diverso. La storia della cameriera disastrosa e dei suoi sogni di fuga narrata in “Dear Catastrophe Waitress” è uno di quei racconti che dispiegano al meglio il talento dei nostri. Eppure anche qui gli arrangiamenti sono più ricchi rispetto al passato, tanto che nell’accostare le orchestrazioni a suoni acustici pare quasi di ascoltare una pagina strappata a “Forever Changes” dei Love.
E allo stesso modo un altro dolce racconto di frustrazione, la deliziosa “Lord Anthony”, mette in luce momenti intimi accanto a suoni orchestrali preziosi ed eleganti.

Allo stesso modo ecco che insieme alle note acustiche di “Piazza, New York Catcher” o alla dolcissima melodia di “Asleep on a Sunbeam” intonata da Sarah Martin, arriva “Stay Loose”, che con quell’organo farfisa, l’andamento nervoso e l’improvvisa e contagiosa esplosione pop del ritornello porta dritto all’Elvis Costello anfetaminico di “This Year’s Model”.
Belle & Sebastian rinnovati eppure sempre prodigiosi.

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