PAUL + PAULA, Fotografei Voce na Minha Rolleyflex (Fosbury, 2003)

Come ci rivelano le note della Fosbury, Paul+Paula sono quattro ragazzi di Verbania che amano il portoghese, e per questo hanno deciso di chiamare il loro esordio col bizzarro titolo “Fotografei Voce na Minha Rolleyflex”, cantano in inglese e suonano canzoni sghembe. Nel senso che i brani non finiscono mai come ti aspetti e anche quando le cose sembrano filare lisce c’è sempre qualche piccolo dettaglio che ti sorprende.

L’aspetto migliore è che i pezzi sono davvero incantevoli, schegge taglienti in bassa fedeltà da cui emergono melodie deliziose. I riferimenti sono al meglio del rock indipendente americano, ai primi Pavement, ai Sonic Youth più melodici, ai Built To Spill e ai Pixies. Prendete i due minuti micidiali che portano il titolo di “Julie’s got a heartquake”, il ritmo indolente e quasi sognante di “Vanity deserves me”, o ancora le chitarre aspre della deliziosa “Backseat (a fake)”. Piccoli esempi di quello che Paul+Paula riescono a creare, brani ruvidi, irregolari, eppure incantevoli, che dal caos fanno emergere melodie irresistibili.

In mezzo ci sono anche brevissimi intermezzi strumentali dai titoli improbabili, “Uma outra maneira para fazer (eletronica uma megaçao)” o “.”, ma anche momenti più articolati. Le code rumoristiche di “Approximate to one inch your way to lose control”, in cui spunta il flicorno soprano di Gomez Piruzi, e della conclusiva “The state you put me in…Fotografei Voce na Minha Rolleyflex” costruiscono trame più complesse senza perdere un grammo di urgenza espressiva.

Un disco che trasmette entusiasmo e voglia di suonare. Un grande esordio.

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