LOW, Trust (Rough Trade, 2002)

I Low non sono il tipo di gruppo che cambia direzione ad ogni disco. Sono piuttosto artisti così legati alla propria poetica che in ogni occasione in cui si ripresentano sulle scene spostano le cose senza quasi che si riesca ad accorgersene.

A un anno o poco più di distanza da “Things We Lost in the Fire”, un disco che ha fatto innamorare molti, “Trust” mostra piccoli movimenti impercettibili. Qualche apertura melodica in meno, qualche momento buio in più, qualche sprazzo ritmico inatteso. Ma la sostanza della musica è la stessa di sempre, vera e cruda come il braccio disteso che appare sulla copertina di “Trust”.

Musica scarna, senza fronzoli, una batteria secca, si ascolti “Candy Girl”, pochi accordi di chitarra ruvidi e qualche spazio lasciato al silenzio. In qualche episodio, “John Prine” e “The Lamb”, l’atmosfera si fa tetra e sembra non offrire alcuna via di fuga. Ma poi la voce di Alan Sparhawk e Mimi Parker e le bellissime melodie mostrano l’uscita.

Arrivano canzoni classiche così emozionanti e toccanti da lasciare paralizzati. Lampi di luce improvvisi che ricordano i i Velvet Undeground e le aperture melodiche dei Beatles. Si intitolano “Time is The Diamond”, che avanza lenta e avvolgente con i suoi intrecci vocali ed è di una bellezza accecante, oppure “In the Drugs”, un lento capolavoro acustico. O ancora l’iniziale “(That’s How You Sing) Amazing Grace” con la sua atmosfera notturna e la fragile “Tonight”. In “Trust” poi i Low mostrano il loro lato più melodico e romantico.

Si ascoltino “La La Song”, il walzer di “Last Snowstorm of the Year” e la ballata pianistica in punta di piedi “Point of Disgust”. Oppure si prenda la sorprendente “Canada”, che pare un brano dei primi R.E.M. suonato con le chitarre aspre dei Low. Da questa essenzialità, da questi suoni scarni, arriva però un’intensità unica. E’ questo il tratto distintivo dei Low e “Little arguments with myself” ne dà una prova chiarissima, tanto è tesa e commuovente. Per questo si amano i Low e per questo “Trust” è un disco che vi entrerà nel cuore come il suo predecessore.

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