ELIO E LE STORIE TESE, Made in Japan – Live At Parco Capello (BMG Records, 2001)

Ragazzi, attenzione agli scherzi! Sì, perché da qualche tempo a questa parte sugli scaffali dei negozi stazionano due Made in Japan, ambedue doppi, con la stessa copertina. Gli ineffabili Elii hanno messo in scena una delle loro migliori parodie, dissacrando un apparente mito intoccabile del rock, lo storico live dei Deep Purple. Per stare al gioco fino in fondo, il gruppo milanese ha fatto uscire l’album in versione doppio CD, stesso formato dell’originario LP dei re dell’hard rock, naturalmente dal vivo. Almeno per ora, Elio non si è ancora avventurato fino in Giappone, ma si è limitato a sfruttare alcuni concerti tenuti lungo il nostro bel stivale tra il 1996 ed il 1999. Milano, Palermo, Modena, Roma, Bologna, Bergamo e Firenze sono così le Tokyo ed Osaka al pomodoro e mozzarella e ci sentiamo di sbilanciarci nel prevedere che questo “Meidingiapan” italico avrà un posto storico nel nostro asfittico panorama musicale.

Chi non ha avuto la fortuna di assistere ad un concerto di Elio avrà la gradita sorpresa di ascoltare sei musicisti assolutamente eccezionali, dotati di una tecnica da fare impallidire stelle e stelline di firmamenti ben più importanti di quello italiano. Per di più, il lato cabarettistico-goliardico del set degli Elii non fa che esaltare la loro straordinaria coesione professionale. Non c’è una sola nota fuori posto, gli stacchi sono da vertigine, i ritmi tenuti dall’impagabile batterista Christian Meyer assomigliano più a formule fisiche che a più umani 4/4. Fatevi trascinare dall’assolo formidabile di Cesareo (chitarra) nel finale di “Uomini col borsello” e strapazzare dai cambi di ritmo sempre diversi nell’obliqua “Né carne né pesce”. Un disco di Elio andrebbe davvero raccontato tutto, a partire dalle covers e dagli esilaranti booklets, fino a canzoni come “Servi della gleba” o “El pube”, vere e proprie piccole opere dove intuizioni musicali di primissimo piano si fondono ad una ricerca linguistica che vede pochi ed illustri paragoni in altri ambiti (Alessandro Bergonzoni, Stefano Bartezzaghi).

Un’ultima cosa molto importante, prima di augurarmi che questo sia il vostro prossimo acquisto (due CD al prezzo di uno, come strillano sul retro copertina): le registrazioni sono antecedenti la scomparsa di Feiez (al secolo Paolo Panigada), eccezionale polistrumentista del gruppo. Egli continua ad essere omaggiato dai vecchi compagni, con abbondanti dosi di ironia e voglia di giocare, il modo migliore per ricordare una personalità prorompente al servizio di un unico collettivo, Unico.

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