AA.VV., Billy Elliot – Colonna sonora (Universal Records, 2000)

Innanzitutto, una cosa: andate a vedere “Billy Elliot”. E’ un film imperdibile, con attori straordinariamente calibrati dentro una storia che solo il tocco british, leggero ed asciutto, distanzia da una pericolosa deriva alla “Saranno famosi” o, peggio, alla “Flashdance”. L’adolescente che vedete sulla copertina dell’album è Jamie Bell, meraviglioso interprete di Billy, ragazzino del povero nord dell’Inghilterra alle prese con gli storici scioperi dei minatori nell’ormai lontano 1984. Questo sfondo sociale accompagna l’avventura umana di Billy, dalla scoperta della danza durante patetici allenamenti di boxe voluti dal padre vecchio stampo, alla progressiva ascesa (tra contrasti forti eppure pudici) fino all’agognata Royal Ballet School.
Il film oscilla tra dramma e commedia, inframezzato da bellissimi momenti assai vicini al musical. Davvero memorabile è la scena in cui Billy/Jamie si scatena sulle trascinanti note di “Town Called Malice” in una danza di estrema fisicità, rabbia ed erotismo. Senza esagerare, abbiamo visto un piccolo Gene Kelly.

Se la stupenda canzone dei Jam e l’esibizione di Billy sono ancora nelle nostre orecchie e nei nostri occhi, è importante sottolineare come la colonna sonora sia soprattutto una piccola antologia dei T-Rex, il gruppo glam del compianto Marc Bolan. Troviamo infatti la magica “Cosmic Dancer”, grandiosa apertura del film sulle immagini rallentate di un esplosivo Billy, le strafamose “Get It On” e “Ride a White Swan”, il divertente pub-rock di “I Love to Boogie”, tutte canzoni che hanno segnato molte generazioni britanniche e che con la loro grezza semplicità sono ancora un must in certi fumosi pubs di un’Inghilterra provinciale come quella descritta in “Billy Elliot”.

Da segnalare inoltre l’evergreen dei Clash, “London Calling”, abbinata ad una delle scene più forti dell’opera di Stephen Daldry, l’attacco della polizia ai minatori recalcitranti, due pezzi bellissimi di un Paul Weller epoca Style Council/Cappuccino Kid, ed alcuni dialoghi in lingua originale. Esemplare nella sua durezza quello tra padre e figlio, uno scambio di accuse secco e spoglio, in un inglese del nord semi incomprensibile. Una bella soundtrack, dunque, prima però, guardatevi il film!

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