• ULTRAVIOLET MAKES ME SICK, No freeway, no plan, no trees, no ghost (Urtovox, 2004)

    Il primo nome a cui si collega questo esordio degli Ultraviolet Makes Me Sick è quello dei Giardini di Mirò. Come per gli autori di “Rise and Fall of Academic Drifting” ecco intrecci di chitarre ipnotici, esplosioni sonore che sbucano tra momenti di quiete, crescendo irresistibili. Insomma, quello che la critica ha etichettato come post-rock,…

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  • MERCI MISS MONROE, Merci Miss Monroe (Ghost Records, 2004)

    Se le canzoni dei Merci Miss Monroe fossero tutte deliziose come “Damndamndamn” non si potrebbe fare a meno di innamorarsene. Perché la traccia numero due di questo loro disco omonimo è un incanto che sta giusto in bilico tra le melodie acustiche dei R.E.M. o di certi brani dei Travis e le trame elettriche di…

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  • Belle and Sebastian, Rolling Stone (Milano) (17 marzo 2004)

    Belle and Sebastian, Rolling Stone (Milano) (17 marzo 2004)

    Partiamo dalle poche note stonate. Per prima cosa l’acustica del Rolling Stone non è sembrata impeccabile, né il locale milanese, stipato fino all’inverosimile dal pubblico, è parso il luogo ideale per accogliere Belle & Sebastian. Il secondo rammarico è per le canzoni che mancano all’appello. “She’s Losing It” innanzitutto, giusto accennata da Stuart Murdoch e poi…

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  • STEVEN, Future Home Of Brubank Elks (City Slang, 2003)

    “Future Home Of Brubank Elks” andrebbe catalogato alla voce dischi misconosciuti. Inciso nell’estate del 2001 a Los Angeles e distribuito in Europa dalla Kitty-yo soltanto pochi mesi fa, l’album non è riuscito a far parlare molto di sé, e un po’ lo si capisce. Infatti l’essenza stessa del disco di Steven è in quel suo…

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  • Intervista agli Hogwash

    Intervista agli Hogwash

    Gli Hogwash sono stati una delle migliori sorprese del 2003. Il loro eccellente “AtomBombProofHeart” pubblicato da poco da Urtovox, mostra un suono lento e affascinante, ma anche traboccante di emozioni. Un piccolo miracolo come quello dell’Albino Leffe, seconda squadra di Bergamo capace di arrivare fino in serie B. Loro non ne sanno molto, come ci dice Enrico, cantante e chitarrista del gruppo. “Non ho…

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  • MARK EITZEL, The Ugly American (Thirsty Ear, 2003)

    Anche per Mark Eitzel è arrivato il tempo di guardarsi alle spalle. Non soltanto ha rimesso insieme i suoi American Music Club, scioltisi ormai da quasi dieci anni, ma in questo “The Ugly American” il Nostro ha ripreso una manciata di brani del suo passato e li ha interpretati insieme a un gruppo di musicisti…

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  • Intervista agli Yuppie Flu

    Intervista agli Yuppie Flu

    Intervista di M & R, Daniele Paletta e Luca Vecchi Alla vigilia dell’atteso concerto al Calamita di Cavriago (RE) sabato 14 febbraio, Matteo, voce e chitarra degli Yuppie Flu, racconta l’evoluzione che ha portato la band anconetana ad essere una delle realtà più importanti dell’indie pop italiano ed europeo. Ad un anno dall’uscita di “Days before the day”, eletto disco dell’anno al Meeting delle…

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  • FUCK, Those Are Not My Bongos (Homesleep, 2003)

    Il più buffo e confuso tra tutti i gruppi americani è uscito da qualche tempo con un nuovo disco dal solito titolo bizzarro. Da dieci anni a questa parte abbiamo imparato ad amare quei folli dei Fuck, quattro musicisti che hanno passato il loro tempo trafficando con brani bizzarri, registrazioni che hanno un sapore quasi…

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  • Intervista a Isobel Campbell

    Intervista a Isobel Campbell

    Dopo l’esperienza solista con il nome di The Gentle Waves l’ex violoncello dei Belle & Sebastian utilizza per la prima volta il suo nome per un disco. “Amorino” è lieve e delicato ma più vicino a Jobim e Astrud Gilberto che a Nick Drake. Un album da cui Isobel è stata ossessionata per tre anni, alla ricerca della perfezione. “Amorino” è il primo album in cui usi…

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  • Fatcat Records, oltre i Sigur Rós: l’intervista

    Fatcat Records, oltre i Sigur Rós: l’intervista

    “Promuovere forme musicali nuove ed eccitanti senza preoccuparci del paese d’origine o di facili catalogazioni di genere”. Se qualche forza oscura vi impedisce di leggere tutta l’intervista, questa in due righe è la filosofia dell’etichetta britannica. Nata a fine anni ’80 a Londra come negozio di dischi di musica elettronica la Fatcat ha tra i propri artisti gli islandesi Sigur…

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Se potessi ripercorrere in un attimo, nuotando controcorrente, le rapide di questo fiume oramai giunto al suo estuario, nella estrema fissità di questo mio prossimo viaggio nella noia orizzontale, sceglierei gli anni in cui la volta celeste non era altro che un enorme lenzuolo fatto a cielo e la luna una palla polverosa gettata nel vuoto e catturata con le unghie dall’egoismo del pianeta Terra. E noi, bimbi, cadevamo con essa per sempre, aggrappati in un infinto sprofondo gli uni agli altri, grazie a un gomitolo di lana nera. I grandi dimenticarono in fretta di avere un mondo con certe stelle enormi, sopra il capo, da osservare, mentre noi sacrificavamo la nostra noia migliore per costruire ponti sospesi nello spazio che ci allacciassero a un’agognata luna. La dipingemmo butterata e funesta, con maremoti sulla superficie di un ponto che non era mai tranquillo, ma tutta una schiuma fremente di gorghi e mostri marini. Nuovi esseri di ordinaria malinconia calpestavano un tappeto soffice come zucchero filato sparso su una teglia, in cui si radicavano piante cresciute dolci come torroni. Altre volte immaginammo un balzo da gigante come in mongolfiera, le tante mongolfiere tipiche di una domenica d’estate, un balzo che ci consentisse di fuggire all’avarizia terrestre e alle sue costrizioni. In anni in cui razzi enormi arrugginivano in volo, pensammo a uno sgangherato proiettile cavo sparato negli occhi della luna come nei film dei Meliès, in cui potessimo accovacciarci per il viaggio, assieme ai nostri migliori amici. Ma poi venne il tempo di un leggero disincanto, e, anche sognando a occhi aperti, non potevamo far altro che immaginarci tute e scafandri e missili scagliati a violentare qualche nuovo cielo. E poi, al ritorno, schivare incredibili uragani e tempeste, per posarci placidamente in un mare che ci accogliesse come un telo. Eravamo certo molto giovani e molto felici e pensavamo, con rabbia, di non dover invecchiare mai. (Matteo Marconi) Le puntate precedenti Back To The Future Vol. 9 - Stuart Adamson morì nel 2001 e nessuno ne parla più Back To The Future Vol. 8 - I Vines e il Verona dell'84-'85 Back To The Future Vol. 7 – “I figli degli operai, i figli dei bottegai!” Back To The Future Vol. 6 - Ekatarina Velika (EKV) Back To The Future Vol. 5 - Gli Air sul pianeta Vega Back To The Future Vol. 4 – “Stay” e gli angeli degli U2 Back To The Future Vol.3 - La lettera dei R.E.M. e di Thom Yorke Back To The Future Vol. 2 – Massimo rispetto per i metallari (1987-89) Back To The Future vol. 1 – L’estate di Napster 14 settembre 2010