SERENA ALTAVILLA, “Morsa” (Black Candy, 2021)

La pratese Serena Altavilla, dopo i tanti anni da frontwoman per Blue Willa e Solki, esordisce da solista con “Morsa” su Black Candy, un viaggio autobiografico di dieci canzoni in bilico tra realtà e sogno, dove affrontare le proprie fragilità: «Il morso della tarantola, il morso che dà vita a una purificazione passando per l’isteria e la perdita di senno, è l’espressione di una lotta interna ed esterna che solo la musica può curare. La spinta a cercare ciò che morde all’esterno, la ricerca dello scontro. Sentire il bisogno di esplodere per ritrovare i pezzi e ricomporsi». La produzione è di Marco Giudici (Generic Animals, Any Other), per un lavoro splendidamente cantato in italiano.

Iniziamo dicendo che lo scarto con i lavori precedenti della Altavilla è notevole, ma occorre vederlo all’interno dell’evoluzione creativa della musica italiana negli ultimi anni: in questo discorso “Morsa” si posiziona sulla linea tracciata da “Die” di Iosonouncane (Trovarobato, 2015) e “Two Geography” degli Any Other (42, 2018), dove la grande canzone d’autore – da Lucio Battisti in su – abbraccia la sperimentazione tra generi. Le sonorità di questo disco costruiscono atmosfere agli antipodi, passando dal pieno allo scarno in un battere di ciglia, dal suolo al sottosuolo: dal giorno alla notte. “Uno scivolo inesorabile dai mille affacci“, nelle parole dell’artista. Il singolo di lancio “Epidermide” è il miglior biglietto da visita possibile – una melodia radioheadiana al pianoforte che collide con il post-rock impetuoso dei Sigur Ros. Il videoclip, creato dal collettivo John Snellinberg e diretto da Patrizio Gioffredi, ne asseconda le venature dark e romantiche ambientando la scena in un minimale set teatrale, con luci cangianti ed espressioniste e un montaggio che gioca con il buio. Vediamo la Altavilla interagire con un doppelgänger, a cui si presta l’attrice e regista Livia Gionfrida.

“Nenia” apre il disco con l’eleganza mitteleuropea dei Matia Bazar di “Tango”, mentre “Un Bacio Sotto Le Ginocchia” riporta alla mente la produzione più pop di Cristina Donà ma con la sensibilità visionaria di Lucio Corsi. In “Rasente” la Altavilla torna per un attimo a fare la rocker (c’è ospite Adele Nigro alla chitarra); “Quaggiù” fa da contraltare quieto minimalismo risolto in una tempesta felliniana. Del resto nel suo background coesistono il punk, la tradizione popolare e le musiche d’avanguardia: un eclettismo, abbinato alle capacità performative derivate da esperienze teatrali, che l’ha portata a collaborare con Calibro 35, Mariposa, La Band del Brasiliano. In “Un Bacio Sotto Il Ginocchio” ritroviamo proprio la genialità di arrangiatore di Enrico Gabrielli; tra i dieci musicisti coinvolti nelle registrazioni citiamo anche Luca Cavina, la polistrumentista Valeria Sturba (“che ha restituito la sua visione musicale” per “La Trascrizione Dei Sogni”), Jacopo Lietti dei Fine Before You Came e infine due batteristi dalle diverse sensibilità, Fabio Rondanini e Alessandro Cau.

La bellezza di “Morsa”, oltre che nella voce di Serena Altavilla, vive nel contrasto tra un pezzo radiofonico e catchy quale “Distrarsi” e uno sofisticato e venato di jazz come “Sotto Le Ossa”.
Una stretta che vi conquisterà.

80/100