MaidaVale + Wolf People, Magnificent Music Festival, Berlino, 7 settembre 2018

Nel weekend del Lollapalooza a Berlino, Kalporz ha scelto piuttosto di partecipare al Magnificent Music Festival 2018, festival tendente allo psych-rock organizzato dal 2016 dall’agenzia di booking berlinese Magnificent Music. Formula interessante: due date in due città (Berlino e Jena, nel land della Turingia), con i gruppi che suonano in una città e il giorno dopo nell’altra con un cartellone che diventa pertanto speculare. A Berlino si è tenuto al Roadrunner, un bellissimo club dal piglio rock che sembra uscito dal film “Dal Tramonto all’Alba” in cui si viene immersi in molteplici luci psichedeliche e visioni proiettate sulle pareti.

Sorpresa della serata sono state le svedesi MaidaVale, un quartetto che suona uno psych-rock molto robusto, con un substrato blues e una tendenza marcata verso i ’70, che però risulta fresco nel momento in cui le quattro suonano più essenziali stile Dream Wife. Sormontato da una marea di feedback saturi della chitarrista Sofia Ström, il suono delle Maidavale (nome rubato ad una metropolitana di Londra) è completato da una sezione ritmica in linea con le aspettative del genere e dalla voce insolente di Matilda Roth. Mathilda è la padrona della scena, una cerimoniera mai doma che si muove in modo ossesso stile Ian Curtis e che riesce ad essere duttile, con acuti di riempimento effettati, nonostante la timbrica secca e tagliente. L’album che le Maidavale stanno portando in giro è “Madness Is Too Pure”, uscito questo marzo su The Sign Records e quindi, a questo punto, assolutamente da recuperare.

Meno interessante l’esibizione degli inglesi (di Bedford) Wolf People, penalizzati da una presenza scenica meno impattante (particolarmente statica) del cantante/chitarrista Jack Sharp, che altresì non si è segnalato per precisione canora, e dal fatto che gli intrecci chitarristi con l’altro guitar-man Joe Hollick risultano un po’ pesanti nonostante siano suonati in maniera impeccabile. In fondo è lo stesso genere degli Wolf People a risultare tedioso: né carne né pesce, tendente al prog e alle scale toniche dei Jethro Tull con un’anima votata ai Fairport Convention. Dire fuori moda è poco: se agli inizi degli Anni ’10 queste atmosfere potevano essere una variazione elettrica del folk fatto ritornare in auge dai Fleet Foxes (si pensi ai Midlake…), oggigiorno paiono davvero solo per appassionati esclusivi di tali sonorità. Il loro ultimo album è ancora “Ruins”, uscito nel 2016 su Jagjaguwar.

L’antica dialettica sul rock moribondo o meno ha trovato quindi, nel venerdì del Magnificent Music Festival, una buona risposta: appurato che l’innovazione nel rock non è certamente figlia del nostro tempo, il girl power può in ogni caso rigenerarlo mantenendolo vivo e vegeto. E giovane, che è la cosa più importante.

(Paolo Bardelli)

foto di Danny Kötter