Intervista a MARCO ANCONA

“Quando resta solo il nome”, pubblicato da Cabezon Records/Xo Records, è il primo singolo ufficiale da solista di uno degli autori indipendenti che ha scritto alcuni dei capitoli più importanti della recente storia dell’underground italiano.
Il leccese Marco Ancona, già fondatore dei Bludinvidia e, dopo una parentesi in duo con Amerigo Verardi, dei Fonokit, con questo singolo apre un nuovo percorso artistico che prende vita all’interno di XO Records, label fondata con Giuseppe Gioia, e che segue la scia di quella ricerca indie-rock visionaria e poco incline ai compromessi che ha sempre accompagnato la sua carriera.

Quando resta solo il nome”. Come mai dopo oltre due decenni di carriera la scelta di uscire come Marco Ancona?
 Nei fatti ho creato un nuovo gruppo di lavoro sia per le produzioni in studio che per l’attività live
 e sia i nuovi compagni di viaggio che il mio manager mi hanno convinto ad uscire come Marco Ancona rispetto al creare un’altra entità intesa come denominazione di gruppo.
 Soprattutto il mio manager, vendendo i concerti in tutta Italia e di conseguenza tastando
 sicuramente più il polso del mercato rispetto a me, ha insistito dicendomi che il mio nome e
 cognome risulta più conosciuto in giro di quelli delle band di cui ho fatto parte ..sicuramente
 grazie a vent’anni di discografia con due band e a decine di collaborazioni con altri artisti.

Non uscirà un album, ma una serie di singoli. È una scelta motivata dal fatto che il
 formato LP sta diventando sempre più obsoleto ai tempi di internet o credi abbia ancora
 un senso?
Per me personalmente ha sempre un senso il formato album in sé. Purtroppo dall’altra parte i
 lunghi tempi che ci vogliono per produrne uno sicuramente non sono ripagati a sufficienza dalla
 velocissima fruizione della musica e dal grosso calo di vendite, principali caratteristiche di questi
 tempi. Tirando in ballo internet inoltre si ragiona sempre più a “playlist”, in America sta già
 accadendo mentre in Italia il 90% degli addetti ai lavori sono ancora inutilmente legati a vecchie
 dinamiche: non ti recensiscono se non hai un album, non ti fanno l’intervista se non hai un
 album ecc.. Io ho deciso di provare questo percorso per il gusto di fare una cosa diversa e me l’ero
 ragionato già 4 anni fa prima di realizzare l’ultimo album dei Fonokit, per politiche della vecchia
 etichetta discografica poi il progetto singoli saltò.
 Ora ho creato la XO Records insieme al mio manager Giuseppe Gioia e in collaborazione con
 Cabezon Records di Verona e abbiamo pensato di provare questa nuova avventura, se poi
 qualcuno non mi vuole intervistare o non vuole recensire un mio brano perché non c’è un album,
 sia… Magari tra un anno o più se mi andrà raccoglierò tutto in un LP per gusto mio, ma non
 mi interessa neanche pensarci da adesso, siamo in continua e veloce evoluzione nel campo
 della musica ed ora sento di voler fare questo.

Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi brani?

Non lo so. Ricollegandoci al discorso di prima, della fruizione velocissima, della realizzazione di
 un LP ecc.. un album di solito contiene canzoni scritte mediamente un anno prima rispetto alla
 data di uscita dello stesso. Questo dipende ovviamente da tempi più o meno lunghi che 
occorrono per scrittura, pre-produzione, produzione, stampa, organizzazione della promozione e
 uscita. Detto ciò è chiaro che un aspetto stimolante del percorso a singoli potrebbe essere 
quello di scriverli, produrli e farli uscire man mano e non di averli scritti un anno prima come
 accade di solito con gli album.

La tua carriera è segnata da molteplici collaborazioni. Qual è stata quella più
 significativa?
Sicuramente quella con Amerigo Verardi visto che non a caso si tramutò in un progetto vero e
 proprio regalandoci tantissime soddisfazioni, oltre che due album e centinaia di concerti in
 poco tempo. Direi comunque che sono state degne di nota anche quelle one-shot come il
 singolo scritto con Caparezza contenuto nell’ultimo album dei Fonokit o il bellissimo tour de “Il
 Paese è Reale” durante il quale gli Afterhours eseguivano con me ed Amerigo un nostro brano
 che Manuel amava particolarmente. Sempre dal vivo le incursioni di Giuliano Sangiorgi in un
 paio di nostri concerti nei quali abbiamo duettato su alcune mie canzoni. Anche in termini di
 produzione in studio mi è piaciuto molto lavorare con Carmine Tundo ad un paio di brani de
 La Municipàl.

Te che sei nella scena salentina da tempo, come l’hai vista cambiare dai tempi dei tuoi
 Bludinvidia a oggi? Com’è la situazione oggi se dovessi descriverla a un esterno?

Il fermento ci sarebbe sempre ma purtroppo le band fanno davvero fatica a farsi sentire dal
 pubblico come invece accadeva per tutti noi vent’anni fa. Noi avevamo la fortuna di suonare
 ovunque e tanto, facendo ascoltare le nostre canzoni, cogliendone le reazioni della gente e
 avendo modo di affinarci sempre di più sia sul palco che nella scrittura dei brani. 
Oggi ci sono pochissimi locali che propongono musica inedita e centinaia di locali che
 propongono solo divertentismo con cover band per la maggior parte delle volte anche di
 discutibile qualità, e questo è un flagello che sicuramente non aiuta. Il livello medio delle 
proposte artistiche si è abbassato, così come la cultura musicale ed il gusto di ascoltare
 musica da parte del pubblico.

Ci sono delle band italiane o dei progetti che segui con interesse?
Con interesse particolare no, però in genere parlando di band italiane mi piace ascoltare tutto
 quello che mi capita a tiro.

Come ti vedi tra 10 anni?
Non ne ho idea.