[Mdc] Intervista a Maicolengel, il creatore di Bufale Un Tanto Al Chilo

L’appuntamento mensile con un contenuto di Mangiatori di Cervello, per approfondire qualcosa di “altro” rispetto ai “soliti” contenuti kalporziani con lo stile e la visuale inconfondibile di MdC.

Ho conosciuto Maicolengel tre anni fa, mentre realizzavo la mia tesi di laurea Digito ergo sum – Il cyber-utopismo nell’era del web 2.0, e decisi di fargli una breve intervista riguardo il tema del debunking. Da allora siamo rimasti in contatto e ci siamo conosciuti di persona, dato che, caso vuole, viviamo entrambi a Bologna. E, ve lo assicuro, ospitarlo qua in un’intervista su MdC è per me un vero onore.


Sono qua con Michelangelo Coltelli aka Maicolangel, amico nonché creatore di Butac.it (Bufale un tanto al Chilo). Ciao Michelangelo, presentati ai nostri lettori!

Ciao mangiatori, è un piacere essere qui con te Baku, leggo il vostro sito da quando è nato, e sono onorato di esser oggetto di un’intervista. Sono bolognese doc, ho 43 anni (sigh) e da qualche tempo ho fondato Butac (e il suo fratellino BUTACmag). Nella vita vera mi occupo di tutt’altro, sono un piccolo imprenditore che segue l’attività di famiglia (la gioielleria) da ormai 15 anni. Amo la rete, non sempre ricambiato, da quando è arrivata in Italia, da ventenne sono stato tra i primi a navigare online nei primi anni 90. nel 1995 ero tra i (pochi) presenti al primo raduno di canale Italia, la chat room su mIrc e da li io e la rete non ci siamo più lasciati.


CD autografato con le firme del primo meeting di Canale Italia di mIrc. 30-11-1995, presso il Joy Pub Sassuolo di Modena.

Bene, raccontaci come e perché è nato Butac.
Mio figlio è la principale ragione, quando sono diventato papà la prima volta insieme a mia moglie ci siamo resi conto che anche nel giro degli amici più stretti c’erano alcuni convinti di tante bufale gravi che giravano per la rete, dai vaccini che causano l’autismo alla collanina d’ambra per la dentizione dei piccoli. Sciocchezze che però potevano risultare pericolose. Ho cominciato così a scrivere qualche post su Facebook, dedicato agli amici, dove con fonti spiegavo il perché si trattasse di bufale. In pochi mesi gli stessi amici mi hanno spinto ad aprire prima la pagina che esiste tutt’oggi, e poi il blog. Sono passati tre anni e mezzo da allora, la pagina su Facebook ha da poco superato i centomila follower e il blog ha una media di circa quindicimila lettori singoli al giorno. Numeri che mi fanno impressione, ma che danno anche una grande gioia.

Quanti siete in Redazione e come viene gestito il lavoro?
Quando Butac è nato ero solo, ma per fortuna tra i lettori alcuni si sono fatti avanti e sono diventati col tempo i miei collaboratori più fidati. Oggi la redazione base è composta da cinque persone a cui si aggiungono altri sei autori che collaborano con costanza.

Quali sono stati il momento più bello e quello più nero dalla nascita di Butac ad oggi?
Il giorno che verificando le statistiche del sito mi sono reso conto che tante visite arrivavano dal blog di Paolo Attivissimo, quello che consideravo il debunker italiano per eccellenza. Trovarmi citato e linkato in un suo articolo è stato come ricevere un premio alla carriera. Ma anche quando mi hanno invitato a parlare all’Internet Festival organizzato dall’università Normale di Pisa. Ma non dimentichiamo quando la presidente della Camera ha nominato me, David Puente, Paolo Attivissimo e Walter Quattrociocchi come possibili collaboratori in un progetto di lotta alla disinformazione. Sentire il proprio nome detto in Parlamento fa una certa impressione per chi dalla politica ha sempre tenuto le distanze. Vedere riconosciuto il proprio impegno è sempre una gioia immensa, peccato non ci invitino al Festival del Giornalismo italiano, lì ne avremmo davvero tante da dire, ma noi non siamo giornalisti. Non c’è invece un vero momento più brutto, sono brutte tutte le volte che mi accorgo che un mio amico sta contribuendo alla diffusione di una bufala, e purtroppo capita spesso.

C’è chi dice che il debunking sia “inutile” perché tenderebbe a rafforzare, dentro la mente del complottaro, l’idea stessa del “complotto totale”. Tu che ne pensi?
La ricerca a cui fai cenno la conosco bene, e ritengo sia male interpretata da tanti. Si è vero lo studio di Walter Quattrociocchi e Fabiana Zollo dice così, ma inserisce tutto nel contesto dei social network, anzi più precisamente si parla di echo chamber su Facebook. Quindi è uno studio limitato. Onestamente sono d’accordo con loro, su Facebook è impossibile far cambiare idea ad un complottaro. Ma quello che la ricerca non spiega è che non sono loro l’obiettivo delle sbufalate. Butac si rivolge alla casalinga di Voghera come allo studente liceale, noi forniamo il materiale per poter andare a verificare la notizia, chi vuole segue i link e si fa le idee più chiare, chi parte coi preconcetti negherà sempre e comunque. Aprire una pagina di debunking sperando di convincere loro è inutile. Ma quello che è più importante capire è che non si sbufalano più “solo” le scie chimiche o gli ufo, ma si demistificano gli articoli dei quotidiani, i servizi di Report. Chi legge i giornali e guarda la tv è diverso dal pubblico che frequenta solo le echo chambers di cui sopra. È gente comune che siccome l’ha letto sul giornale ci crede, quando trova il nostro articolo segue le fonti, capisce che l’hanno manipolato e s’arrabbia. Poi esistono anche quelli che ti rispondono “non sarà vero ma…” ma sono una minoranza. Quando invece se discutiamo col complottista convinto che il 9/11 sia una bufala, beh quello non cambierà mai idea, e perderci tempo è davvero controproducente. Detto questo siamo consci da sempre che col debunking non si cambia il mondo, e difatti sono anni che cerchiamo di superare la barriera informatica, entrando nelle scuole, nelle sale conferenze, dal vivo, per cercare di trasmettere gli strumenti per verificare le notizie, non la corretta informazione su una singola notizia, ma tutti gli strumenti utili al pubblico per poter imparare a verificare i fatti da solo.

Perché, oggi più che mai, il debunking e la divulgazione medico-scientifica sono importanti?
La ragione è preoccupante, i media, la stampa, i giornalisti veri oggi in nome del gradimento del pubblico hanno abbandonato un caposaldo dell’informazione, la verifica dei fatti. Quindi ci troviamo giornali che per il 50% sono composti di articoli basati su comunicati stampa, senza che nessuno li abbia verificati, senza che nessuno abbia usato un po’ di cervello nel passarli al grande pubblico. Purtroppo la manipolazione di questo genere crea mostri, anche perché le rare volte che un articolo viene rettificato la stessa viene pubblicata nascosta, in un trafiletto in fondo alla testata. Si riesce a manipolare il pubblico su tutto, dall’alimentazione alla politica, dalla medicina alla vita sociale. Basta pensare al caso del vaccino antinfluenzale, due anni fa tantissimi giornalisti fecero (senza alcun riscontro medico) un collegamento tra qualche anziano morto e la somministrazione del vaccino. I titoli? “Vaccino Killer”. Il calo dei vaccinati fu drammatico come fu drammatica la conta dei morti per influenza quell’anno, molto più degli anni precedenti. Che la colpa sia dei giornalisti per me è lampante, ma ovviamente non c’è un singolo colpevole da punire, la stampa intera è colpevole d’aver diffuso l’allarme che ha portato al calo delle vaccinazioni. Perché l’han fatto? Perché vendeva di più raccontarla in quella maniera, poco importa se poi qualcuno ci ha rimesso le penne. La verifica era facile, i morti su cui si era fatto sensazionalismo erano prima di tutto anziani, e poi tutti con patologie già in corso. Sarebbe bastato spiegarlo al pubblico per evitare l’allarme, ma così facendo mancava l’articolone virale.

Butac ti ha reso un personaggio “famoso” in Italia, sia nel web che nell’ambiente della divulgazione. Come gestisci la cosa? Quali i lati positivi e quali quelli negativi?
Per il primo anno e mezzo ho tentato di mantenere l’anonimato, non mi interessava in alcuna maniera diventare “famoso”, in casa siamo sempre stati persone discrete che non amano i riflettori. Purtroppo tanti lettori hanno cominciato a chiedermi chi fossi, e tanti detrattori sostengono teorie assurde su chi siamo e cosa facciamo. Alla fine ho deciso di metterci la faccia, e le cose non sono andate proprio bene. Chi denigra se ne infischia se non ha nulla in mano con cui attaccarti, se può usa l’attacco ad personam per svilire la tua figura. E così oggi chi mi cerca online prima di trovare siti che parlino di me in maniera corretta trova blog anonimi che mi attaccano, e non sui contenuti che creo su Butac, no, mi attaccano sulla mia vita personale, sul lavoro che faccio tutti i giorni. Tra chi sostiene che Butac ha tonnellate di denunce e che tra breve chiuderà a chi dice che io truffo le vecchie nel mio negozio, abbiamo davvero un panorama ampia di fuffa. Peccato che sia fuffa che da qualcuno viene presa sul serio, facendo danni alla mia immagine di professionista. Oltretutto se chi ti sta denigrando è un nullatenente denunciarlo non raggiunge alcun risultato, se non quello di farti perdere tempo. In qualche raro caso ho provveduto alla denuncia, ma si tratta di due su tantissimi, conscio dell’inutilità del gesto. Negli altri casi ho lasciato perdere. Anche se il mio legale dice che sbaglio, io ho ben presente quanto tempo ho perso per fare le denunce, e se dovessi farlo invece ogni volta che Butac viene attaccato sarei dietro a scrivere querele.

Carissimo Michelangelo, io ti ringrazio per la chiacchierata e auguro a te a al tuo team un buon lavoro. Saluta come preferisci i nostri lettori!
Beh, da vecchio lettore di MdC non posso che salutarti con l’augurio di continuare con l’ottimo lavoro, sarebbe ora che i nostri sforzi venissero visti e ripagati da chi l’informazione sostiene di farla per davvero con tesserino e fondi. Ma purtroppo credo che ci vedano come una spina nel fianco, e non come possibili futuri collaboratori, almeno nel mio caso. Ai tuoi lettori il mio solito consiglio: siate scettici e siate diffidenti.

(Baku Loddo)

mangiatori mdc

a cura di www.mangiatoridicervello.com

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