The Warlocks, Concerto al Circolo Degli Artisti, Roma (9 dicembre 2010)

In effetti, perché non ci avevano pensato prima? La trovata del Circolo degli Artisti di far pagare due biglietti separati (con possibilità di “abbonamento”) per due concerti successivi nella stessa sera e nella stessa sala, Tre Allegri Ragazzi Morti alle 21:30 e Warlocks alle 23:30, è un esempio di finanza creativa da applausi. D’altronde l’accostamento tra i due gruppi è abbastanza insolito, non se la saranno sentita di dire no a uno dei due (c’è crisi, direbbe Bugo), allora perché non provare a guadagnarci il doppio? Se poi si fa tardi, di giovedì sera, che problema c’è, non importa se qualcuno lavora o va a scuola.
Nemmeno è un problema se in pochi metri quadrati il flusso delle persone che esce dalla sala e di quelle che vorrebbero entrarci crea un bell’ingorgo in cui si viene strattonati e compressi. Il genio della serata rimane comunque il buttafuori, un omino zelante che, per il suo incarico di controllare mani timbrate con una torcia, assume l’aria di uno che regge le sorti dell’Universo. Costui, data la tabella di marcia di precisione svizzera, non ha autorizzato l’ingresso se non quando, alle 23:30, i Warlocks avevano iniziato a suonare “Red Camera” senza pubblico in sala. A chi chiedeva indietro a questo punto i soldi del biglietto, costui, con una faccia di bronzo degna di un ministro, rispondeva che il concerto non era iniziato. Ai suoi occhi, doveva sembrare che i Warlocks stessero giocando a scacchi. Entrando, trattenendo le imprecazioni, sembravano invece proprio una banda di neri figuri intenzionati a stendere un mantello di pece sul pubblico che mano a mano affluiva.

Sul concerto, niente da dire. I Warlocks sono magnifici, siderali, sia quando sprofondano in abissi psichedelici depressi, sia quando si danno una scossa e ritirano fuori le gagliarde canzoni ’60ies con cui hanno esordito. D’altronde il repertorio è splendido, non è da tutti snocciolare brani come “Song For Nico”, “So Paranoid”, “Cocaine Blues”, “Shake The Dope Out”, “Baby Blue”, “Come Save Us”. Soprattutto farlo con un’attitudine rock’n’roll pura, tra sfoghi di adrenalina, battute col pubblico e balletti inaspettati. Ed erigendo una pasta sonora densa e tagliente fatta di ricordi, pulsioni, sfoghi e conti in sospeso.
Fantastico colpo di scena (quelli del Circolo le pensano proprio tutte…) è stato il termine dell’esibizione poco dopo la mezzanotte per gli orari imposti. Bis pretesi a gran voce. La band non si è fatta certo pregare, ringraziando e suonando un’altra mezz’ora. Bobby Hecksher è salito sul palco con un’espressione imbarazzata per le condizioni in cui si sono dovuti esibire, neanche fosse lui a doversi scusare. “We’d give you everything”, ha rassicurato al microfono, regalando poi al pubblico le birre della band che si era portato dal camerino.
La chiusura, dopo un’oretta scarsa complessiva, è stata affidata alla pietra tombale di “You Make Me Wait”, una terapia del dolore costruita su un muro di riverberi indicibile che tra brividi e forse qualche lacrima ci ha ricordato che certe emozioni non si vendono un tanto al chilo. Ma questo sono certi mercanti a non saperlo, impegnati come sono a vendere birre e a trattare pubblico ed artisti come polli in batteria. Certa gente deve aver dimenticato sul comodino il senso del pudore.

(Lorenzo Centini)

Collegamenti su Kalporz:
[Foto] Tre Allegri Ragazzi Morti, Circolo Degli Artisti, Roma, 9 dicembre 2010
The Warlocks – The Mirror Explodes
The Warlocks – Surgery

18 dicembre 2010

foto di Fuggypunk

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