ITALIA WAVE, Livorno, 17 luglio 2009 (Elettrowave)

Metronomy-Love-Letters-Soulwax-Remix

Elettrowave quest’anno cambia location: lasciata l’inespugnabile Fortezza Vecchia, spazio al moderno Palalivorno che però si trova ad una distanza dallo Stadio disincentivante lo spostamento e dunque il numero di persone. In più, per quelle strane logiche non conoscibili per cui un locale una stagione va e la stagione dopo non va più, non c’era l’atmosfera da raduno danzereccio della regione, da rave, che si era respirato, ad esempio, ad Arezzo Wave 2005. Italia Wave va oltre le mode, e gli 8.000 spettatori del primo giorno al Picchi lo dimostrano, ma se vediamo Elettrowave come una “discoteca” – e forzando un po’ lo è – Elettrowave va ad intersecarsi con ciò che trendy e dunque più influenzato da quelle forse misteriose ed insondabili di cui discorrevamo prima.

Comunque: male ha fatto chi non è venuto. I 2Many Dj’s hanno offerto il loro dj-set definitivo, senza più appello, quello che si è fatto tutti i gradi di giudizio ed è già con l’imprimatur della Cassazione. Evidentemente a marzo al Maffia stavano facendo le prove, iniziando a staccarsi dal fare solo i loro classici cavalli di battaglia (i remix di Justice, Klaxsons & others, quelli insomma inseriti in “Most Of The Remixes”) per testare invece i dischi adatti per il loro mash-up conclusivo, quello che ripercorre 40 anni di pop, rock e dance e li unisce tutti insieme: ora ci sono arrivati, lo hanno partorito. Sembra impossibile, ma per i 2Many Dj’s non lo è.

I Ricchi e Poveri mixati con gli AC/DC, “Dolce Vita” che sembra Mixage 1983, i New Order, David Bowie, i Justice, Aphex Twin, gli MGMT, Umberto Tozzi (“Gloria”), questi i flash di una scaletta che sarebbe degna di essere lanciata su una navicella spaziale per farla vedere a qualche amichetto su qualche altro pianeta con la frase: “Hey, questo si ascolta sul fottuto pianeta Terra!”. In perfetto synch sul video poi passano tutte le immagini delle copertine (animate con la tecnica di “South Park”), il che amplifica la sensazione essere al cospetto del “cut-up musicale definitivo”.

Finale, ampiamente simbolico, lasciato ai Nirvana e alla loro “Breed”, che ci lascia tutti sudati ma in grado di comprendere che si è assistito a qualcosa di importante.

(Paolo Bardelli)