“Across The Universe”, visionario e vintage

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“Non ci sarà mica troppo miele in ‘Across The Universe’, vero?????”

“Il  miele c’è per forza visti i testi dei Beatles 😉 E’ comunque un film riuscito, celebrativo del “rock”, visionario al punto giusto e con qualche scena mitica, come quella della visita medica per l’arruolamento o quella delle fragole inchiodate sul quadro”.

“I Beatles sono i migliori di tutti, film o non film, miele o non miele, per qualche misteriosa ragione i Beatles sono insuperabili”.

Dialoghi online in occasione dell’uscita del film attualmente in programmazione nelle sale cinematografiche, “Across The Universe” di Julie Taymor. Un film che mette d’accordo (quasi) tutti, fans e non, e che è consigliatissimo anche a chi non è un patito dei quattro di Liverpool.

Nonostante registri il parere negativo del nostro critico cinematografico Meale, “Across The Universe” ha messo anche (stranamente) d’accordo la redazione di Kalporz.

Hamilton Santià così riassume: “Visivamente è spettacolare. A volte gli arrangiamenti delle canzoni fanno storcere il naso ma sono funzionali al film che a tratti pare ‘Hair’ girato alla ‘Magical Mistery Tour’. E’ sopratutto un film per immagini: schizofrenico, fuori tempo massimo, impresentabile al grande pubblico. E questo non solo per i Beatles o per le tematiche così pacchianamente vintage, ma proprio perché non è un prodotto di massa anche se negli anni ’70 ci avrebbero sguazzato con certi tipi di film”.

Il Meale invece argomenta così: “Riscontro nel film un tentativo pedissequo nell’inseguimento del mito dei beatles… le canzoni vengono usate esclusivamente nel loro significato letterale, non solo nel ridicolo utilizzo dei nomi (Jules? Prudence? ma scherziamo????) ma proprio nella trasformazione della parola scritta – e cantata – in immagine. Non c’è alcun uso dell’allegoria, ma un ricalco, francamente poco interessante, della scrittura di Lennon e compagnia. Da un punto di vista estetico poi, la pellicola non è altro che una girandola di intuizioni che cercano di far apparire gli anni sessanta come qualcosa di alieno; peccato che poi si pretenda anche un’improbabile analisi storica del contesto, mandando a farsi benedire la prima istanza. Per non parlare della semplicità con cui si vorrebbe mettere in scena l’arte newyorchese del periodo: ma possibile che nella stessa casa vivano Janis Joplin, i nostri protagonisti e Jimi Hendrix?
Se alcuni siparietti possono poi anche risultare interessanti altri si reggono solo su un bisogno spasmodico di esagerazione fine a sé stessa (vedere il kitsch vacuo del film della Taymor e mettere sull’altro piatto della bilancia quello carico di senso di un Rocky Horror Picture Show o di un Moulin Rouge per capire che stiamo parlando di universi distanti anni luce); se poi la morale è davvero che all you need is love, allora…”.

Questo il trailer di “Across The Universe”:

E sempre a proposito di Bitols, ma cambiando decisamente registro: la ECN (Eyes Closet News) ha dato la notizia che non si sarebbe chiusa con l’accordo di febbraio sull’uso del nome e del logo Apple la diatriba legale tra Apple Inc. e la società dei Beatles, Apple Corps Ltd. Infatti pare che nuove recriminazioni nascano da una notizia bomba: John Lennon avrebbe inventato l’I-pod nel ’68. Non ci credete?

Scusate, ma era divertente…

(Paolo Bardelli)