Cat Power, Container (Bologna) (17 maggio 2003)

Il problema, cara Chan, è che hai trentun anni, e ormai dovresti arrivarci da sola che è meglio non bere come una spugna prima di salire sul palco, soprattutto se davanti a te c’è un locale pieno di gente che ha pagato 15 euro per vederti.

Ti avevano descritto come timida, schiva, spigolosa, forse refrattaria ai concerti. Beh, quello che ho visto io, scusami, era un’ubriaca che non si reggeva in piedi, che dopo un po’ di canzoni dove la band la salvava ha deciso di rimanere da sola sul palco, per iniziare uno show pietoso: canzoni interrotte per urlare di spegnere le luci che ti davano fastidio (col risultato che hai “suonato” al buio per due ore), urla e risate sguaiate, tentativi falliti di rimanere in piedi, dialoghi deliranti con le prime file, abbozzi di canzoni che immancabilmente non finivi perché non riuscivi a ricordarti cosa dovevi suonare…

Il meglio l’hai dato quando è tornata la band, dove hai ululato qualcosa, sdraiata tra il basso e lo sgabello della violinista, e hai perfino tentato un bis (ma che costanza! Complimenti!). Non ho parole, davvero. Credevo di sganasciarmi dalle risate quando, nel bel mezzo delle urla, hai gridato “I need a man!”, ma scommetto che chi il biglietto l’ha dovuto pagare s’è divertito molto meno…

Lungi da me fare il moralista (non sono nella posizione giusta, temo), ma è veramente stato uno spettacolo pietoso, e non perché eri ubriaca, ma perché, in teoria, stavi facendo il tuo lavoro. Ti dico una sola parola: professionalità. Anzi, no. Mi sembra carino riportare il commento di un tizio che era di fianco a me: “Bevi meno e bevi meglio”. Beh, non c’è molto altro da dire…spero che il pubblico delle tue altre date abbia visto uno spettacolo migliore, ma io, al tuo prossimo tour italiano, vedrò di non esserci.

Tuo,

daniele.