BANDA IONICA, Matri mia (Dunya Records, 2002)

Nata per iniziativa di Fabio Barovero – fondatore dei Mau Mau -, e diretta da Roy Paci, la Banda Ionica, costituita da una ventina di musicisti siciliani, si è dedicata dapprima alla valorizzazione della musica funebre per banda delle aree siciliana, calabrese e campana, ancora suonata nei paesi e nelle città ma non per lo scopo originario, bensì in occasione di feste religiose. Da questa volontà sorse, nel 1997, “Passione”, primo album della formazione.

Sempre guidata da Paci e Barovero, le due anime progettuali, la Banda esce ora con un secondo disco di brani quasi tutti originali, con l’aggiunta di qualche pezzo tradizionale e del repertorio bandistico. Dunque un lavoro sostanzialmente più ambizioso del precedente, che supera l’ambito interpretativo per raggiungere quello creativo. Con “Matri Mia” si realizza una forma di world music aperta ai più vari contributi artistici, che potrà dare in futuro altri buoni frutti.

Organico naturalmente dotato di una forte e immediata presa sull’ascoltatore, quello bandistico ha certamente trovato in Goran Bregovic uno dei suoi maggiori corifei. Se l’operazione attuata dagli italiani non può che manifestare punti di contatto con l’arte dello slavo (si pensi ad esempio alle marce funebri), è altresì vero che se ne distingue per la pressoché totale assenza di interventi elettrici (ci vergognamo quasi a citare il vibrafono di “Come l’aria”) ed elettronici (la chiusa di “Raïssa” e qualcosa in “Santissima dei Naufragati”), oltre ad una maggior sobrietà dei mezzi espressivi. Ne scaturisce un intimismo di fondo che molto deve anche all’apporto interpretativo (e in certi casi compositivo) degli ospiti della Banda Ionica.

Crea un piacevole effetto l’accostamento di pezzi, per così dire, ‘classici’, e di brani ‘cantautoriali’ come “Santissima dei Naufragati” – di Barovero, Paci, Capossela -, cantata con la consueta partecipazione da un Vinicio davvero a suo agio (per non dire sguazzante) in mezzo a questa inusuale strumentazione. Lo stesso dicasi per “Come l’aria”, interpretata e co-scritta da Mauro Ermanno Giovanardi dei La Crus: la sua voce di marca intensamente pop non stona con l’arrangiamento bandistico. Alla stesura della canzone ha collaborato anche ‘il terzo La Crus’, vale a dire Alex Cremonesi. Ben cantata da Macaco El Mono Loco è la spagnolesca “Espinita”. Fra i brani strumentali, il più ammiccante è senza dubbio “Lorenzo in Sicilia” – parto originale di Barovero, Paci, Sanfelici -, che, tuttavia, guarda un po’ troppo (e assomiglia un po’ troppo) al fortunato modello Bregovic.

In copertina troviamo le tre gambe piegate, antico simbolo della Trinacria, cioè della Sicilia.

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