GOMEZ, In Our Gun (Virgin, 2002)

Ogni volta che si ascolta un disco dei Gomez la sensazione è sempre quella: “Sono bravi, si impegnano, ma potrebbero fare di più”.

I cinque inglesi di Southport tornano con questo “In Our Gun”, e gli ingredienti sono sempre i soliti: una sapiente mistura di ossessioni blues, leggerezza britpop e sincopi funky. Ciò che manca è forse quella scintilla che separa la genialità dalla bravura, il meraviglioso dal piacevole. Ecco, i Gomez sono piacevoli. Purtroppo ogni canzone si sussegue all’altra e nulla succede. Anche il brano d’apertura, “Shot Shot”, primo singolo tratto dal disco, non riesce a trovare il giusto mordente. La canzone si svolge su un tesissimo riff di chitarra acustica sormontato da percussioni tribali e da synth “alieni”. Troppo poco per farsi notare nel marasma dei singoli da classifica e delle programmazioni radio.

Inutile sottolineare la finissima ricercatezza dei suoni e degli arrangiamenti che da sempre contraddistingue questo gruppo: tra curatissime sezioni di fiati, chitarre acustiche, synth analogici e aggeggi infernali da Drum ‘n’ Bass, i Gomez sono sempre alla ricerca di una giusta commistione tra sonorità “vintage” anni ’70 e atmosfere decisamente più grezze, ai limiti del grunge. Brani come “Detroit Swing 66”, con il suo synth ribollente che fa da base ad un pulitissimo strumming di chitarra acustica, o “Army Dub”, con la sua intro di pianoforte impazzito, seguita da una drum machine su cui si spalma un analogicissimo synth, ci dicono molto sullo stile della band di Southport.

Eppure è nei momenti più “easy” dei Gomez che troviamo le idee più fresche e piacevoli. La “title track” viene aperta da un delicato fraseggio di contrabbasso su cui si sviluppa una malinconica “ballad”, finalmente in grado di superare la monotonia armonica della maggior parte degli altri brani. Anche “Sound Of Sounds” regala emozioni a piene mani: una chitarra acustica, un cembalo, e la voce calda e vibrante di Tom Gray bastano per realizzare uno dei brani più riusciti del disco.

Gli ultimi guizzi di spensierata leggerezza vengono affidati al brano di chiusura, “Ballad Of Nice And Easy”, canzoncina dall’andamento Rhythm And Blues, sporcata da chitarre elettriche e dai soliti “effetti speciali”.

A conti fatti, “In Our Gun” è un disco estremamente piacevole ma abbastanza povero di mordente. E forse questo è un problema congenito dei Gomez. Il rischio è sempre quello di dimenticarci di loro troppo alla svelta, il che sarebbe un peccato. Vogliamo di più.

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