PIXIES, Doolittle (4AD, 1989)

A un solo anno di distanza dallo straordinario “Surfer Rosa” i Pixies si ripresentano sulla ribalta internazionale, e lo fanno con album forse addirittura superiore al precedente. L’idea di base è sempre la stessa: mescolare in un cocktail dinamitardo la rabbia incontrollabile del punk e la dolcezza delle ballate pop. E farlo con estrema ironia.

“Debaser”, brano che apre la kermesse musicale, ne è un esempio perfetto, con un basso regolare e due chitarre con deliziose inflessioni sixties. Sempre il basso in grande spolvero in “Tame”, dove la voce di Francis è un sussurro (“got hips like Cinderella”) e la batteria scandisce con fermezza il tempo, prima dell’ingresso urlato delle chitarre, con la canzone che termina in un angoscioso ansimare.

Poi, poco alla volta, arrivano i brani che fanno urlare al capolavoro: l’eccezionale ed elettrizzante “Wave of Mutilation”, la perfetta melodia pop di “Here comes your man”, la straordinaria bellezza di “Monkey Gone to Heaven” (“there was a guy, an under water guy who controlled the sea”) alla quale partecipano violini e violoncelli, la seducente decadenza di “La La Love You”, cantata dal batterista David Lovering, la divertente “There Goes My Gun”, la cupa e minimalista “Hey”, dove sono nuovamente palesi i riferimenti al rockabilly anni ’60. I Pixies suonano anche meglio, con una consapevolezza nei propri mezzi inaspettata, arrivando a permettersi un brano, “Silver”, a metà tra il folk e il country, dove appare inutile suonare la batteria, la cui assenza è sopperita da tre chitarre (alle due solite di Black Francis e Joey Santiago si aggiunge quella ritmica di Kim Deal) e dal basso (suonato per l’occasione da David Lovering).

“Gouge Away”, brano di coda, chiude con una sferzata d’energia, di rabbia un album sorprendente anche per gli stessi amanti dei Pixies, un album che vive sulla contrapposizione, riuscendo sempre a rimanere in bilico sul labile filo che divide la lucidità dalla follia, la rabbia dalla dolcezza, l’ironia dalla satira. Perché alla fine l’importante è ricordare che “if man is 5 then the devil is 6 and if the devil is 6 then god is 7”.

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