Fabio Concato, Teatro delle Celebrazioni di Bologna (8 aprile 2001)

Inizia a Bologna il nuovo tour di Fabio Concato, di ritorno dal Grande Festival. Cosa aspettarsi all’inizio di un suo concerto? Se – come me – non nei hai mai visto uno, cerchi di ricordare tutte le sue canzoni che conosci, pensando di assistere ad un tranquillo spettacolo di buona musica e poesia. Le aspettative vengono poi confermate quando si apre il sipario: una scenografia sobria, coi musicisti disposti a semicerchio e al centro uno sgabello con davanti un microfono…Fabio si siederà lì sopra e canterà le sue belle canzoni…

Invece, al suo ingresso cominciano le sorprese: Concato non ha alcuna intenzione di restarsene tutta sera appollaiato sullo sgabello, e tantomeno di occuparsi solamente di cantare! Comincia subito a coinvolgere il pubblico, con la sua ironia sorniona, certo, ma anche con tanta voglia di divertirsi e di far divertire: si prende (e ci prende!) in giro, pregandoci di avvisarlo se dovesse avvicinarsi troppo al bordo del palco e rischiare di cadere giù (come dichiara di avere già fatto), e raccontando gli aneddoti della sua esperienza al Festival della Canzone Italiana (SanRemo per gli amici). Insomma: una rivelazione, un piacevole senso di stupore, davanti ad uno spettacolo che forse solo i veri appassionati si aspettavano.

E questo non è che l’inizio. Siamo subito avvertiti che la scaletta si baserà soprattutto sul nuovo album, “Ballando con Chet Baker” (e grazie per avere scelto, per il titolo, uno dei più grandi jazzisti bianchi!): forse non tutti lo conoscono, ma veniamo ugualmente invitati a partecipare, a cantare (quelli stonati a bassa voce, per piacere!), e subito l’atmosfera si scalda. Con l’andare del concerto – che per inciso dura circa due ore e mezza – anche Concato si scioglie sempre più, e si lascia andare alle influenze più presenti nella sua musica: le sonorità e i ritmi latino-americani, dal mambo alla bossa nova…e quale stupore nel vederlo anche ballare, nel suo impeccabile completo nero!

Ai brani dell’album si alternano alcuni pezzi “storici”, che già dalle prime note strappano al pubblico applausi fragorosi e tanta voglia di cantare: “Domenica bestiale” su tutte, poi “Il caffettino caldo”, “Ti ricordo ancora”…e una versione acustica di “Guido piano” indimenticabile.

Dopo più di due ore di concerto, ecco i saluti, il sipario che si chiude e tutti i musicisti che escono…ma gli applausi non accennano a fermarsi, ed ecco una lunga serie di bis, che culmina con quella che è forse la canzone più amata e divertente di Concato, “Rosalina”: Rosalina Rosalina, tutto il giorno in bicicletta fino a sera, chissà i polpacci poveretta…

Un concerto inaspettatamente emozionante e travolgente, che riesce ad alternare attimi di poesia e commozione con una scanzonata ironia, non lasciando tuttavia mai spazio alla noia o solamente all’inespressività…e che rivela quello che è davvero un grande artista.