HEVIA, No Man’s Land (EMI, 1999)

La cornamusa è certo strumento legato alla tradizione musicale scozzese, ma non solo: lo è anche, per esempio, delle Asturie spagnole, come ci insegna questo disco. L’autore è José Angel Hevia, asturiano naturalmente. Autentico virtuoso di cornamusa progetta e addirittura costruisce personalmente i suoi strumenti. Per questo suo primo lavoro discografico ha creato una cornamusa elettronica multitimbrica; ed elettronica è fondamentalmente la musica di “No man’s land”, che comprende sia arrangiamenti in chiave moderna di elementi tradizionali e popolari asturiani sia composizioni originali. L’operazione compiuta da Hevia, il tentativo cioè di fondere musica etnico-popolare e pop, non costituisce in assoluto una novità, ma bisogna ammettere che nel complesso è riuscita. Certo qualche purista della musica etnica o, viceversa, del rock, potrebbe storcere, anzi storcerà, il naso: ma è sicuramente più piacevole e interessante questo esperimento di certa paccottiglia pop sempre uguale a se stessa e che ogni anno si ripresenta, puntualmente, in varie forme clonate. Hevia è un vero musicista, e questo è un disco di musica ben suonata e cantata (brevi e semplici sono gli interventi vocali). Ad esso hanno collaborato vari musicisti, e a ciò dobbiamo anhe la presenza di numerosi strumenti quali il liuto arabo (in “Si la nieve”), le cornamuse scozzesi e percussioni di vario genere. Certo, come abbiamo detto, l’elemento elettrico (basi programmate, basso elettrico, chitarra elettrica) si avverte assai ma non disturba; o meglio si avverte soprattutto ai primi ascolti, poi non ci si fa più caso: si presta orecchio ai risultati complessivi. Insomma un disco gradevole; un po’ facile forse, ma che in certe parti cattura davvero l’ascoltatore. “Busindre reel”, brano originale di Hevia, purtroppo utilizzata a scopi pubblicitari (e quindi svalutata), è veramente imponente: una trascinante cavalcata guidata dalla cornamusa elettronica, di respiro epico. Fra gli altri brani vorremmo ricordare almeno “Gaviotes”, sempre di Hevia, dal sapore popolaresco e spigliato, “El Garrotin”, un pezzo tradizionale rivisitato, di grande ariosità grazie alle possenti cornamuse scozzesi e alla bella sezione corale, la popolare “Añada”, un gioiellino di delicatezza, dalla splendida melodia che chiude ufficialmente l’album: in realtà, non segnalata, si ascolta una dodicesima traccia, autentica, grandiosa conclusione corale.
Sui mercati anglosassoni “No man’s land” è venduto con il titolo spagnolo “Tierra de nadie”.

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