I Beatles d’Olanda, come vengono entusiasticamente chiamati dai loro fans, si confermano all’altezza di cotanto nome. Il gruppo di Henk Hofstede e Rob Kloet, affiancati già da qualche anno da due deliziose batave (Arwen Linnemann al basso e Laetitia van Krieken alle tastiere), confeziona un album estremamente affascinante, malinconico e jazzato, con il solito impeccabile uso discreto e soffuso delle tecnologie. “Wool” si apre con due canzoni che non esito ad inserire tra le migliori dell’intero repertorio di Henk & Co.; “Ivory boy” e “Walking with Maria” sono due capolavori quasi irreali nella loro leggerezza (Wool, appunto…), piene di melodia ed arrangiate con tocchi di tromba e suadenti tappeti orchestrali. Ci potrebbe davvero scappare l’accostamento con Henry Mancini (sì, quello della famosa Pantera Rosa…) e l’immenso Chet Baker. Altri episodi decisamente da ricordare sono la lenta filastrocca “Seven green parrots” e “The wind, the rain”, quest’ultima fantastico esempio di soul minimale/spaziale, appassionato ed appassionante più di tutti i vocalizzi e miagolii di Whitney Houston e Toni Braxton messe insieme. “Wool” potrebbe essere la colonna sonora di certe lonely evenings, dove il freddo della momentanea solitudine viene neutralizzato da questa provvidenziale ed avvolgente “Lana”.
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