TAME IMPALA, “Innerspeaker” (Modular, 2010)

Per i più distratti (come il sottoscritto, lo confesso) “Innerspeaker”, disco d’esordio dei Tame Impala, è un’autentica rivelazione. La band aveva già registrato un ep due anni fa, ma è probabilmente con questo primo album che fa un definitivo salto qualitativo. E pare un salto di qualità non di poco conto. “Innerspeaker” è come un grande caleidoscopio di suoni e atmosfere oniriche. Il trio australiano, messo sotto contratto dalla Modular dal 2008, ha condensato in 53 minuti undici brani che rimbombano di chitarre psych e lunghe suite strumentali, melodie accattivanti ma mai scontate. Ma non solo: in questo disco si ritrovano schegge dei Beatles di “Revolver” così come echi di psichedelia pop americana degli anni anni ’60 più o meno conosciuta, senza tralasciare richiami a band più recenti come gli Spiritualized o i primissimi Verve. Insomma se ci mettessimo a sezionare “Innerspeaker” secondo per secondo, elemento per elemento, ne verrebbe fuori un elenco lungo e puntuale ma anche sterile, che non renderebbe giustizia a quello che rappresenta a tutti gli effetti uno dei migliori debut di questo 2010.

Registrato con l’aiuto di Dave Fridman, collaboratore dei Flaming Lips, che si è occupato del mixing dei brani, l’album si presenta già dal suo pezzo di apertura come un denso magma sonoro. Da “It’s not meant to be” in poi il sound scorre fluido senza soluzione di continuità e voci, chitarre e sezione ritmica diventano quasi un corpo unico. La successiva “Desire be desire go” catapulta l’ascoltatore dentro atmosfere più rarefatte e sognanti. Colpisce in pieno il crescendo psych di “Alter ego”, che farebbe invidia ai Flaming Lips dei tempi di “The soft bulletin”. “Lucidity”, pubblicato a luglio come singolo, è più tipicamente pop, ma con una cura dei suoni sempre puntuale e precisa. Stesso discorso si potrebbe fare per “Solitude is bliss”. Il disco non cala di tono nemmeno nella sua seconda parte dove si viene trascinati nel lungo viaggio dei sei minuti di “Expectations” o il delirio sonoro di “Bold arrow of time”, un po’ come se gli Animal Collective si mettessero a suonare hard-rock blues.

Signore e signori: questi sono i Tame Impala da Perth, Australia.

(Francesco Melis)

27 agosto 2010

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