DARKEL, Darkel (Virgin, 2006)

Cosa distingue il kitsch che fa venire i nervi e che cestineresti immediatamente dal kitsch ammiccante e talmente eccessivo da risultare irresistibile? Il confine è labile. Ad esempio in un film come “Romeo + Giulietta” di Baz Luhrmann l’essere perennemente fuori registro e la mancanza di una bencheminima moderazione sono delle qualità immense. Poi finisce che in miliardi di film il regista sbaglia di un attimo il tono ed è finita, opera rovinata. La formula magica è misteriosa.

Ne sanno qualcosa gli Air di questa sorta di eccesso fascinoso, del centrifugare edonismo musicale con aria sintetica, musichine da giochino modello Pac-Man e melodie di Gainsbourg, climax da sigle di cartoni animati con i panorami immobili di Eno e la rarefazione di Jarre. Presente? Ecco, quell’effetto è amplificato a mille in questa prima prova solista di Jean-Benoit, quello degli Air che a volte dal vivo si mette la benda da pirata, il tastierista insomma, che si è scelto uno pseudonimo usando la parola “dark” (Dunckel diventa Darkel) quasi avesse ad anticipare una sua vena intimista e scura.

Niente di tutto ciò, il pianista di Versailles da solo è più sbarazzino, quasi che il Tempo delle Mele si unisse ad un singolo strappaclassifica di quell’eunuco di King (“At The End Of The Sky”), come se una melodia dei Ricchi e Poveri fosse vestita da Vangelis (“Beautiful Woman”), e come se a lui – icona della musica elegante, snob per eccellenza – gli fosse permessa la divagazione punk transgenico-elettronica di “TV Destroy”. Ecchisenefrega, avrà detto lui, da solo faccio quello che mi pare: danzare soavemente sulle note confidenziali di “Some Men”, brividi che stanno in mezzo tra il Waters di “The Final Cut” e il Corgan dei lenti notturni di “Adore”; aprire finestre nel tardo meriggio e guardare ad ovest mentre si compone “Pearl”; ricordare la lezione degli Air e lasciarsi andare a tutti gli assoli che si vuole (“Be My Friend”).

Un album delizioso, talmente sdolcinato da essere incommensurabilmente piacevole, talmente vezzoso da risultare più attraente di Paris Hilton. Forse alla lunga la glicemia salirà troppo, ma per ora gusta rischiare un po’ di diabete. Nick Hornby, in “Come diventare buoni”, diceva che gli Air “propongono un sound moderno, senza figli e single”. Ecco, Darkel è fidanzato eccome, e figlierà ben presto.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *