GOLDEN SMOG, Another Fine Day (Lost Highway, 2006)

Golden Smog è un’esperienza collettiva di alcune tra le più geniali menti musicali della generazione che ha vissuto in diretta il power-pop dei Big Star, il Pasley Underground e il nascere della scena indie-ma-indie-veramente. Jeff Tweedy, Linda Pitmon (batterista di Steve Wynn), Dan Murphy dei Soul Asylum, Gary Louris, Marc Perlman, Kraig Johnson (tutti ex Jayhawks) e – ma tu guarda! – Jody Stephens dei Big Star. Che musica aspettarsi da un super-gruppo del genere è abbastanza ovvio e chi vive ancora per i suoni acidi dei Dream Syndicate, per le chitarre jingle-jangle e le camicie a pallini degne dei migliori Children of Nuggets sarà tentato di urlare: “disco dell’anno”. Sarebbe un po’ assurdo però.

Quindici canzoni, 64 minuti, qualche riempitivo di troppo e l’idea di trovarsi davanti ad un progetto parallelo frenano un po’ gli entusiasmi. Ma questo solo se si ha voglia di essere razionali. Ma alla fine chi se ne frega! Il groove di “Corvette” è una cosa da perderci la testa, se “You Make It Easy” è un pezzo scritto con la mano sinistra allora possiamo buttare via il 50% dei nostri dischi e se “Hurricane” non è un gran pezzo allora dove sono i grandi pezzi, eh? E se tutta questa musica è inutilmente sentimentale e retrograda allora vivo nel passatismo revisionista di chi ancora consuma i vinili dei Kinks perchè – diamine! – non è possibile che i due dischi che abbia ascoltato con più gusto quest’anno siano questo qui e “Under the Covers” di Matthew Sweet e Susanna Hoffs.

E’ proprio vero che ho sbagliato anno in cui nascere, ma chi come me rimpiange i suoni che non ha vissuto in diretta (ne conosco almeno cinque… siamo una compagnia di tristoni che farebbe impallidire la truppa esistenzialista di Nanni Moretti in “Ecce Bombo”) è felicissimo di ascoltare lavori del genere e pensare che sì, negli anni ’70 anche i Cheap Trick erano una figata. Disco del cuore, del cervello, dei polmoni e delle gambe. Dura troppo ma fa niente, ad ognuno la propria musica. Certe cose sono belle e basta, senza bisogno di spiegazioni. Non è buon vecchio rock, questo. E’ solo ottima musica. Solo.

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