“Turn On The Bright Lights”, il decennale

Gli appuntamenti importanti vanno ricordati, e Kalporz non dimentica di rimettere nel lettore un disco seminale del 2002 in occasione del suo decennale: il debutto degli Interpol. Occasione che tra l’altro viene data dalla ripubblicazione dell’album, “Turn On The Bright Lights”, con diverse chicche. Prima gli appunti sentiti degli scribacchini, poi il riepilogo informativo di questa nuova edizione.

E’ uno degli ultimi dischi newyorkesi. Di quelli che raccontavano l’anima torbida della città. Ed è strano che sia nato da un quartetto con due inglesi di nascita. Vestiti di nero e tremendamente posati. Non eccentrici, e maledetti come gli artisti simbolo della città. E’ questo che rende “Turn On The Bright Lights” un viaggio attraverso New York. Fatto di istantanee e immagini inseguite con la coda dell’occhio su un treno della subway. Le storie non vanno mai a fondo, le canzoni invece sì. Avvolgono. Tolgono il fiato. Viaggiano convulse e inquiete. E non è solo merito del timbro così Ian Curtis, che aiuta. di quelle chitarre wave. Forse è solo New York.
(Piero Merola)

La prosa sofferta e sincera di “Turn On The Bright Lights” evoca in me ancora oggi un misto di emozioni discordanti. Malinconia e disillusione certo, ma anche speranza. Sarà per questo, forse, che ho sempre associato questo splendido disco ad un film altrettanto splendido come “La 25ª Ora”. Proprio come Monty Brogan, lo spacciatore protagonista della pellicola, i personaggi degli undici racconti di “Turn On The Bright Lights” passeggiano mesti tra le macerie di una NY sofferente, ma vogliosa di rialzare la testa. Non è però l’evocazione dell’ombroso immaginario post 11/9 a rendere epocale l’album, quanto piuttosto il perfetto connubio tra musica, parole e atmosfere. Gli Interpol si sono poi persi, purtroppo, ma questo disco è ancora qui, dieci anni dopo, più vivo che mai.
(Stefano Solaro)

Ognuno di noi ha le proprie fisse, non neghiamocelo. Tra quelle che ho io c’è quella per cui col passare del tempo mi sono convinto che i dischi più belli sono quelli che suonano perfetti in macchina mentre si guida di notte, le strade deserte e i lampioni solo eventualmente accesi. Quando uscì “Turn On The Bright Light” io ero appena dodicenne, ascoltavo altre cose, ma soprattutto non ero capace di guidare e di notte dormivo. Fortuna che il tempo passa, e che i dischi restano, e che gli Interpol dieci anni fa hanno deciso di esordire nel loro primo album con una delle canzoni più notturne che io ricordi: “Untitled”. Buonanotte, non dormite, state svegli.
(Enrico Stradi)

“Turn On…” è stata, in fondo, una promessa non mantenuta. Col passare del tempo gli Interpol si sono smarriti definitivamente e non hanno più saputo trovare il bandolo della matassa di quello che avevano mostrato a tutti noi, in quel primo scorcio di Oughties: un nuovo inizio, nonostante l’11 settembre, nonostante lo spaesamento del nuovo millennio, nonostante “Turn on…” certificasse che nulla poteva essere ricreato totalmente, solo citato (dai Joy Division, ovviamente). E forse per questo “Turn On…” è così importante: ci fa ricordare che arriva un momento in cui tutto cambia, in cui si schiude un’altra visuale che val la pena seguire. Il problema è che non si sa mai quanto potrà durare, questa rinnovata partenza.
(Paolo Bardelli)

Dieci anni e non sentirli, le mode passano, la musica resta. “Turn on the bright lights”, ieri come oggi, è il fiore all’occhiello della scena revival degli anni zero. Gli Interpol in “Turn on the Bright Lights” si rifanno irrimediabilmente alla scena post-punk degli anni ottanta, ma con classe e stile cosmopolita. New York, città dove inizia la storia della band, è un crogiolo di culture diverse, gli Interpol colgono appieno l’anima eclettica e atemporale della grande mela. “Turn on the bright lights” è un ritorno al passato con uno sguardo verso il futuro, un disco con forti debiti nei confronti della new wave che fu, ma al passo con il proprio tempo e anticipatore di tendenze future, vedesi il profilare sfrenato di gruppi nostalgici degli anni ottanta.
(Monica Mazzoli)

Fa caldo nell’estate del 2002, così caldo che qualcuno riesce anche a smarrire per strada l’esordio (sulla lunga distanza) degli Interpol: eppure chi l’ascolta si sente trasportato indietro di più di vent’anni, a Manchester, a Londra, a New York… Ora che sono passati dieci anni tondi tondi dall’uscita di “Turn on the Bright Lights” e che anche i più distratti ne conoscono il più minimo passaggio a memoria, è possibile forse rendersi conto davvero di quel che ha rappresentato. Non un nuovo inizio, a meno che non si voglia considerare sul serio il neo-post-punk qualcosa di “nuovo”, ma un barlume nel cielo, buco nero che attrae il cosmonauta musicale per farlo perdere fra riflessi di Joy Division, spettri smithiani (nel senso di Robert-Cure, ma anche – perché no – di Smiths), memorie di Television. Fluttuante e miracoloso.
(Raffaele Meale)

Con “Turn On the Bright Lights” gli Interpol si guadagnano un indelebile trafiletto nella storia della musica rock mondiale, grazie ad uno dei lavori indubbiamente più caratteristici e rappresentativi del decennio musicale appena trascorso. La rivalutazione massiccia delle estetiche post-punk, il rinascimento luminoso della scena newyorchese, l’esplosione di webzine e blog di opinione e critica musicale, questo e tanto altro ancora si ritrova nel bellissimo, magnifico, disco di debutto che porta i quattro americani alla gloria nel 2002. Tuttavia è solo verso la fine del 2004 che ho personalmente realizzato la portata effettiva del disco, godendone appieno tutto il fascino complesso e la profondità. Al suono di “Obstacle 2”, “Untitled”, “Leif Erikson” e “Stella Wa a Diver…” è infatti avvenuto il mio primo incontro con Roma. Iniziava allora per me l’università e canzoni come “Roland” o “NYC” (città che avrei visto solo anni dopo con “Our Love To Admire” in cuffia) hanno effettivamente costituito una guida poetica attraverso la vertigine rarefatta di edifici e strade sconosciute. Grazie alle canzoni di questo disco ho imparato, nelle mie passeggiate solitarie, a lasciarmi sedurre dall’incanto di metropolitane e ponti, a farmi accarezzare dalla voce silenziosa di chiese senza nome o di palazzi blindati nel loro respiro segreto, a inseguire la luce mattutina o serale di strade “solo mie” in una città senza confini visibili, sospesa nel tempo, densa di penombre e inconsolabili fantasmi, sciamante di voci e messaggi indecifrabili. Il disco rimane questo per me, il diario di un’educazione sentimentale nella Città, un taccuino con scorci e vedute della nostra iniziazione metropolitana al mistero (dolce ma anche crudele) della vita adulta. Un lungo, perfetto, addio.
(Francesco Giordani)

“Turn On The Bright Lights – 10a Edizione” sarà disponibile il 19 novembre 2012 in doppio CD + DVD, doppio LP + DVD, e l’album digitale con booklet digitale. “Abbiamo trascorso un bel po ‘di tempo lo scorso anno a scavare attraverso i nostri archivi e chiedendo ad altri di fare altrettando, nella speranza di scoprire un po’ di materiale dimenticato”, hanno detto gli Interpol. “Il risultato della nostra ricerca ha prodotto questa Decima Edizione Anniversario”.

L’ALBUM ORIGINALE (REMASTERED):

1. Untitled
2. Obstacle 1
3. NYC
4. PDA
5. Say Hello To The Angels
6. Hands Away
7. Obstacle 2
8. Stella Was A Diver And She Was Always Down
9. Roland
10. The New
11. Leif Erikson

IL MATERIALE BONUS:

1. Interlude (iTunes single) §
2. Specialist (Interpol EP)
3. PDA (First Demo, 1998)
4. Roland (First Demo, 1998)
5. Get The Girls (Song 5) (First Demo, 1998)
6. Precipitate (2nd Demo, 1999) §
7. Song Seven (Original Version) (2nd Demo, 1999) §
8. A Time To Be So Small (Orig Version) (2nd Demo,1999)
9. Untitled (Third Demo, 2001) *
10. Stella (Third Demo, 2001) *
11. NYC (Third Demo, 2001)
12. Leif Erikson (Third Demo, 2001) *
13. Gavilan (Cubed) (Third Demo, 2001) †
14. Obstacle 2 (Peel Session, 2001)
15. Hands Away (Peel Session, 2001)
16. The New (Peel Session, 2001) *
17. NYC (Peel Session, 2001) *

§ inedito in vinile
* registrazione inedita
† canzone inedita

IL DVD:

– I 3 video musicali: PDA, NYC, Obstacle 1
– Mercury Lounge, NYC concert footage, maggio 2000 (primo concerto di Sam, multi-camera shoot)
– The Troubadour, Los Angeles concert footage, settembre 2002 (professional multi-camera shoot)

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *