Share This Article
Un art rock elettronico che è il prosieguo necessario dei suoi ultimi lavori
Nel suo nuovo album Michelle Zauner continua a costruire un’impalcatura art rock che flirta col pop zuccheroso degli Ottanta e con l’indie dei Novanta, sorretta da arrangiamenti spesso intriganti e avvincenti, toccando temi vitali e profondi affrontandoli di petto in modo attento e sentito.
For Melancholy Brunettes (& Sad Women) segue a tre anni di distanza Jubilee, probabilmente il lavoro a oggi più maturo e variegato di Japanese Breakfast, e di esso è l’evoluzione necessaria e in qualche modo il completamento più coerente. Michelle Zauner arricchisce il suo art rock poetico e visionario con arrangiamenti ancor più levigati e sofisticati, a tratti flirtando con un barocchismo di maniera che in alcuni episodi risulta particolarmente efficace. L’apertura del disco affidata a “Here Is Someone” è un biglietto da visita decisamente incisivo: perfetta introduzione di ciò che attenderà l’ascoltatore, il brano mescola un tono musicale quasi lisergico ed euforico a immagini liriche che evocano lontananza e leggerezza. «Measure by measure / In time with the songs we loved», canta Zauner mentre si fa quasi cullare dal ritmo ciondolante della composizione.
I momenti brillanti non mancano, anche se risultano talvolta meno convincenti e originali di quelli che caratterizzavano Jubilee, un disco al suo interno più coerente e sviluppato. Anche qui i piani obliqui che ha Zauner in testa esplodono in quadri coinvolgenti e scoppiettanti, come nell’ottima “Picture Window”, elegante e romantica, che evoca i fantasmi che inseguono la cantautrice, la quale ne è spaventata e al tempo stesso attratta, tanto da non volervi veramente o totalmente scappare: «All of my ghosts are real / All of my ghosts are my home», ripete soddisfatta sotto una pioggia di chitarre vorticosamente intrecciate a un basso e a una batteria picchiettanti.
Il mistero della propria interiorità dentro ad arrangiamenti fumosi e levigati
Un tema presente qui come in altri progetti di Zauner è rappresentato dalle enigmatiche sensazioni che caratterizzano un’interiorità combattuta e frenetica come quella della sua autrice, che emergono in tutte le loro contraddizioni e in tutta la loro potenza. In “Little Girl” c’è qualcosa che insegue la narratrice, che con una nervosa grazia chiede comprensione: «All I need is understanding / Little girl never calls / Every day, annihilation / Pretty girl, all I own», canta, con un piglio quasi ironico, mentre sembra chiedere aiuto. Pure in questo caso il brano è arrangiato e prodotto con raffinatezza, edificato attraverso una serie di arpeggi e di fraseggi vocali ben curati e a un testo criptico e affascinante.
In alcuni episodi le migliori idee di Jubilee sembrano venire trascinate verso nuovi lidi con coraggio e ambizione, anche se non sempre con la precisione e con la fermezza che caratterizzava il disco precedente: “Orlando in Love”, per esempio, ha una melodia cristallina e ipnotica e presenta un brillante lavoro attraverso cui la voce di Zauner è filtrata, ma il suo beat rock elettronico risulta parzialmente già sentito, anche se il mistero e il magnetismo del suo testo convincono e si fanno apprezzare. “Winter in LA” parte dalle ottime premesse del folk rock fumoso e seducente entro il quale si muove ma non si stacca mai del tutto da un impriting ritmico e melodico che sembra farla arrivare da altri album di Zauner senza che però aggiunga qualcosa di veramente nuovo al suo discorso musicale. Nonostante qualche piccolo difetto, però, anche brani meno eccellenti come questi vivono bene all’interno di Melancholy Brunettes, che se ascoltato integralmente mostra in realtà ben pochi momenti deboli.
Anche nella sua seconda parte, infatti, non mancano capitoli splendidi, come la tenace e pervicace “Leda”, un rock magmatico e pulsante nato ripensando a una dolce e intensa telefonata che Zauner ha avuto con suo padre, o “Magic Mountain”, che chiude il disco, col suo tono e il suo tocco elegiaco, con un «Bury me beside you in the shadow of my mountain» che evoca insieme la classicità e il romanticismo. For Melancholy Brunettes è quasi potente quanto l’opera che lo precede, sviluppandosi a partire da essa e al di là di essa, nella quale Zauner riesce sempre a colpire l’ascoltatore nelle corde più sensibili e attente.
74/100

