Don Antonio ruba i nostri sogni

Il personaggio più inquietante di “Wanna”, nuova serie di Netflix in 4 puntate sulla vita di Wanna Marchi, non è la teleimbonitrice, e nemmeno la figlia Stefania Nobile: è Milva Magliano, una specie di “amica” delle due con un passato con contatti camorristici che parla con un linguaggio mafioso che fa paura: è un testimone di contorno nel racconto, ma verrebbe da elevarla a simbolo di una storia italiana fatta di prepotenti e di truffati, di persone senza un’etica minimale (“I coglioni vanno inculati!”, urla ad un certo punto Wanna a dimostrazione della mancanza di pentimento ma soprattutto a sottolineare un certo pensiero italiota tendente al “mors tua vita mea“), di un affannarsi indicibile alla ricerca di un posto nel mondo dell’immagine (e dei soldi) che ha invece portato solo ad avere un posto in cella.

Consigliata la visione, ovviamente, per ricordarsi come sia sempre possibile sbagliarsi su certi personaggi molto visibili, molto sinceri, molto empatici, magari ce ne sono anche oggi. Ma non è la serie il motivo di questo articolo, ma la perfetta canzone che Don Antonio ha donato a “Wanna” come sigla: “Cinque Minuti di Te” è una ballata malinconica che potrebbe essere suonata in una balera di Gatteo Mare, impreziosita dalla voce di Daniela Peroni. Una specie di classico preventivo.

Ma tutto l’album di Don Antonio è notevole: “Coloramaè uscito il 30 Settembre su Santeria/Audioglobe e ha segnato il ritorno del cantautore romagnolo dopo gli anni con Sacri Cuori, dopo innumerevoli collaborazioni internazionali, dopo l’avventura americana con Alejandro Escovedo (il loro The Crossing li ha portati anche al programma del mattino della CBS, al Tiny Desk, alla BBC e su Sirius).

Composto e registrato dal vivo in studio insieme a The Graces, duo toscano formato da Luca Giovacchini Piero Perelli, “Colorama” è una splendida collezione di 14 episodi strumentali (tranne la sopraricordata “Cinque minuti di te” e poi c’è “L’ombre” parlata) che ricordano atmosfere alla Calexico ma con gustoso piglio italiano.

Che non è l’approccio italiota di Wanna Marchi.

La mia musica – ha detto Don Antonio – nasce sempre come una colonna sonora per film non ancora girati. Il fatto che in questo caso si sia confrontata con lo schermo prima ancora della sua uscita ufficiale, in un progetto così importante ed ambizioso, è stato un bellissimo imprevisto. La Romagna giocosa e chiassosa ma anche scura, pericolosa e spesso tragica lungo cui si snoda il percorso di Wanna è a pochi chilometri dalla nostra. Essere stato scelto per raccontarla con i suoni è stata una sorpresa, un piacere e un privilegio”.

Bravo Don Antonio, un musicista che dovrebbe essere molto più famoso di Wanna Marchi, ma che non lo è perché così va il mondo.

(Paolo Bardelli)