Alla scoperta di Gaeta Jazz Festival: i set da non perdere

L’obiettivo del Gaeta Jazz Festival è quello di essere una via, allo stesso tempo maestra e secondaria, in cui possono sbocciare, crescere e intrecciarsi le storie di tanti artisti contemporanei che non solo rappresentino al meglio l’identità del jazz, ma che siano capaci di rinnovare una definizione con visioni e percorsi non convenzionali.

Nel libro di Paul F. Berliner: “Thinking In Jazz, The Infinite Art of Improvisation” alcuni musicisti vengono raccontati così: “Some musicians conceptualize the structure of a piece primarily in aural and physical terms”. I progetti che invece trovano spazio al Gaeta Jazz Festival seguono una via meno scientifica e maggiormente organica, che offre un ventaglio di scelte meno ragionate, più di cuore e di puro genio creativo.

Ecco le nostre scelte per questa edizione interessantissima che inizierà il 25 luglio, qui potete trovare tutte le informazioni sull’evento.

Godblesscomputers

Un uomo che è parte del suo stesso suono. Un’identità eclettica che si anima e prende vita nelle derivazioni, deviazioni di pensiero musicale. Godblesscomputers è un mantra che si ripete e si riversa in un mix di musiche, anche provenienti da pianeti, continenti lontani. Un’esperienza di black music che si è nidificata, anche nel disco Solchi. Proprio i solchi sono diventati un non luogo ideale, in cui rifugiarsi e accogliere la musica splendidamente attuale di Godblesscomputers.

Napoli Segreta

Un territorio che si ramifica in una serie di artisti incredibili e in un set che ha ontologicamente la forma e la rigogliosità del luogo che rappresenta. Napoli Segreta è l’esaltazione di un essere sottile e discreto che fa della musica un velo di Maya che, continuamente, si squarcia e ricostruisce. Tutto è condito con un percorso sonoro e un ritmo assolutamente spasmodico e poetico.

Napoli Segreta è l’interpretazione onirica di un territorio.

Yazmin Lacey

La voce è un viaggio impareggiabile nella semplicità artistica. Quella della Lacey è una “realtà vitale”, per citare Borges, piena di simboli che rimandano a universi di vacuo e spersonalizzante significato.
La forza dell’artista e del set è proprio lì, nella capacità di dare un’identità all’eterico, al vuoto.
Yazmin è una forza che colma, che smuove e collima.
La Lacey è una quota di grazia all’interno del cartellone del festival.

Nicola Conte – Spiritual Galaxy

La formazione messa su per l’occasione è incredibile. La galassia spirituale creata da Nicola Conte è un hub alieno in cui si costruiscono giochi di simmetrie e discromie sonore. Il suono è una catarsi che si accende in una serie di culture e segni del pensiero. Nicola Conte lascia, come un vampiro, le tracce del suo passaggio sul collo, sulla pelle, nella mente.
Il set è una costruzione di paesaggi cosmici che necessiterebbero una citazione di Sun Ra e magari sarà il live a suggerirci quella più adatta. Nicola Conte è, per citare Pessoa, “Il ministro di un Re ignoto” e proprio nel misterico cosmo, ha trovato una cifra stilistica unica.