[SCIENCE FACTION] “On Time Out of Time”, William Basinski e le sue radici cosmiche

Inizia oggi una nuova rubrica kalporziana (e non dite che non vi viziamo, eh?), questa volta dedicata alle intersezioni astrali tra la scienza e la musica: “SCIENCE FACTION”. Un po’ pretenziosa? Il nostro Gianluigi Marsibilio vi stupirà. Perché noi siamo sempre e comunque schierati dalla parte della scienza.
Iniziamo con il vol. 1.

Un vagito cosmico che lega la bellezza arcaica dell’universo alla più alta forma di creatività umana.

Nel nostro nuovo spazio mensile “Science Faction” cercheremo di creare un luogo fisico e spirituale di scambio, connessione e unione tra le ultime idee scientifiche e un disco/artista che si è distinto in modo chiaro e netto per attitudine “divulgativa”. Le stelle hanno deciso per noi e hanno fatto incontrare i passi di questa neonata rubrica con William Basinski che ci ha regalato “On Time Out of Time”, composizione basata su una collisione lontana, spazio-temporalmente, 1.3 miliardi di anni luce.

La storia di questo disco di Basinski parte dalla stanzetta di un post-doc ad Hannover: Marco Drago è infatti il giovane ricercatore italiano che per primo ha ricevuto, e “letto”, il segnale cosmico, proveniente dagli interferometri di LIGO, dopo la prima osservazione delle onde gravitazionali, predette da Albert Einstein, nel 1916.

In appena 140 parole (della nostra rubrica) le storie di Marco Drago, Albert Einstein, William Basinski e di altre centinaia di migliaia di scienziati sono state ricollegate ad una matrice comune, allora avvolgendo passo passo il gomitolo cosmico possiamo capire quanto è forte, e in un certo senso arcaica, l’idea dietro all’album di Basinski.

Il compositore ha concepito tutto partendo dalla semplicità, che solo l’universo può regalare:

 

Catturato dagli strumenti LIGO, in quel periodo VIRGO era ancora in upgrade, il suono è un battito, una pulsazione interstellare che nasconde secoli di scienza e ricerca.

I due buchi neri, che per evitare tecnicismi non chiameremo con il loro nome scientifico, si sono fusi in un merge circa 1.3 miliardi di anni fa e a distanza di questo inconcepibile tempo ci hanno restituito un regalo, un fruscio.

Basinski ha preso tutto questo come un regalo e, collaborando direttamente con due tecnici di LIGO, ha deciso di iniziare a lavorare sul progetto.

Il compositore inglese gioca continuamente con le interferenze, prodotte tra i vari sinth, in termini puramente scientifici Basinski crea delle vere e proprie “false iniezioni”, ovvero dei segnali fittizi prodotti dalla macchina per testare la reattività degli scienziati e degli strumenti stessi in caso di “reale scoperta”.

I buchi neri per Basinski diventano un non-luogo imprecisato in cui poter annullare il caos.

“On Time Out Of Time” è un divoratore di luce, e si comporta in modo incredibilmente simile ad un buco nero. Il disco restituisce ai buchi neri la capacità di essere oggetti misteriosi in cui termodinamica, meccanica quantistica e relatività sembrano ballare una danza cosmica dal precario ma meraviglioso equilibrio.

Basinski in termini culturali e musicali incide una stele di Rosetta per leggere nelle pieghe impervie di uno dei più incredibili campi di studio della scienza contemporanea.

Avi Loeb in una sua comunicazione ad una conferenza dedicata al tema, ha spiegato come in futuro potrebbe essere fondamentale organizzare delle “odissee nello spazio” verso i Buchi Neri, in modo da comprenderli e sfruttarli al meglio.

William Basinski, pur non essendo come Loeb, direttore del dipartimento di Astronomia di Harvard, disegna per questi chimerici oggetti, un ulteriore senso: se Loeb nelle sue conferenze ci ha spiegato che “Un buco nero è una prigione definitiva” dalla quale è impossibile uscire, Basinski ha dato una dignità artistica, e un senso di liberazione, ad un suono registrato da un interferometro con braccia lunghe 4 chilometri e un orecchio lungo miliardi di anni luce.

Basinski si è fatto custode del mistero della vita, dell’universo e tutto quanto.