STELLA DONNELLY, “Beware of the Dogs” (Secretly Canadian, 2019)

“We Lived Happily During The War”
Ilya Kaminski

Stella Donnelly arriva in un momento convulso e complesso: il disco esce esattamente nel giorno dedicato ad uno sciopero internazionale delle donne e nell’aria si respira un clima anche difficile da spiegare e sintetizzare.

Siamo in guerra e Stella, con una spontanea grazia sboccata, sembra aver messo un elmetto che la protegge e allo stesso tempo identifica nel campo di battaglia.

“Beware of the Dog” è un disco registrato nel suo paese, a due passi da casa, come ci aveva detto nella sua intervista: proprio l’estrema vicinanza a tutto il suo microcosmo ha permesso di farla esprimere al meglio, con un’efficacia chirurgica.

Un giro di quartiere tra “Mosquito” e “Allergies”, un racconto filato e logico che mette in luce una dote da storyteller incredibile. Avete presente quando “Novecento” in “La leggenda del pianista sull’oceano” descrive New Orleans pur non essendoci mai stato? Ecco noi ci sentiamo come dinanzi a quella puntigliosa immagine e, pur non conoscendo in minimo modo Fremantle (città natale dell’artista), sentiamo una vicinanza universale a questa comunità che si apre, in modo quasi subconoscio, nelle parole e nelle attitudini di Stella.

Il disco, nonostante le idee semplici e basilari, merita un esercizio di ascolto profondo perché è esattamente un manifesto di ciò che significa il motto “new normal”, invocato da festival come il Primavera Sound.

Un brano come “”Boys Will Be Boys” può essere un esempio netto di come Stella voglia scavare un solco e gridare, senza giri di inutili parole, le violenze subite dalle donne.

“Why was she all alone
Wearing her shirt that low?”
They said, “Boys will be boys”
Deaf to the word “no”

 

La bellezza di un disco così è nel suo chiarore e nella platea di suoni essenziali che abbracciano una produzione molto legata ad esaltare le doti da cantautrice. In “Beware of the dogs” c’è l’odore dei diari e delle prime demo registrate dall’artista che finalmente si sono trasformate e “incendiate” in messaggi graffianti e necessari che vanno comunicati.

L’artista è capace di coniugare la sua leggerezza, nella mia testa esce netta l’immagine di copertina del primo EP in cui Stella mangiava noodle con disinibita spensieratezza, con un sentimento di fondo che invita noi tutti a essere non semplici fan o ascoltatori della sua musica, ma ad immedesimarci in una condizione esistenziale e sociale.

Dean Tuza, produttore del disco, ha grandi meriti, visto che ha cucito un sound su una serie di messaggi importantissimi: brani come “Bistrò” o “U Owe Me” sono efficaci grazie all’esaltazione di accordi lineari e di una voce che dopo due pezzi rimane fissa in testa.

Le qualità vocali di Stella sono una chiave di lettura e accesso all’album che vuole essere veramente la rappresentazione di una voce, di un suono, di un’artista, ma soprattutto di una donna.
Stella è stata capace, in questo suo primo vero debutto discografico, di andare in guerra e di portare una croce per tutte le altre che non riescono.

“Beware of the dogs” è un disco di resistenza, anzi di esistenza.

Allora è proprio vero che si riesce effettivamente a vivere felici (e con una dose alta di spensieratezza) anche durante una battaglia identitaria, dura e sanguinosa.

Stella è lì in prima linea: per tutti noi sarebbe meglio affiancarla e respirare in profondità questo suo “Beware of The Dogs” per ritrovare, anche in una chiave sonora essenziale, delle idee fresche, vitali.

82/100

(Gianluigi Marsibilio)