Intervista ai Giardini di Mirò


Oggi esce per 42Records il nuovo disco dei Giardini di Mirò, “Different Times”. In occasione dell’uscita di questa settima fatica discografica, abbiamo deciso di intervistare la band reggiana per farci raccontare di più sull’album – ma non solo.

Ciao ragazzi. Partiamo subito dal titolo: “Different Times” è piuttosto enigmatico. Provate a spiegarci meglio: tempi diversi rispetto a cosa e/o a chi e /o a quando?

Corrado Nuccini: “Different Times” è una riflessione sulla durata del tempo e sui cambiamenti. È declinato su più livelli di lettura senza dare giudizi specifici. È il tempo che nella sua continua diversità è sempre attuale.

Quanto vi sentite al passo coi tempi? Intendo musicalmente, artisticamente. Non so se ve ne accorgete, ma da vostro affezionato ascoltatore vi confesso una cosa: penso stiate invecchiando bene. Avete un po’ il fascino dei reduci di un panorama che sembra essersi quasi dissolto del tutto, ma magari mi sbaglio. Come musicisti di sentite a vostro agio con la contemporaneità?

Jukka Reverberi: Non so se stiamo invecchiando bene, ma la certezza è che siamo ancora qui con gli strumenti in mano, pronti a dire la nostra. La contemporaneità è ineludibile perché è il presente il tempo in cui viviamo. Potrà sembrare incredibile, perché siamo in giro da oltre 20 anni, ma esistiamo soprattutto nel presente. Poi se ci stai chiedendo se ci piacciono i nuovi suoni e i nuovi progetti musicali, incrocio le braccia dietro la schiena e guardo un cantiere.

…e come persone?

Jukka: Per alcuni di noi la contemporaneità vuol dire essere diventati genitori. Salvini suca, abbiamo anche delle cose belle a cui pensare.

Nel disco ci sono collaborazioni interessanti, molto eterogenee. Adele Nigro degli Any Other, Robin Proper-Shepard dei Sophia, Glen Johnson dei Piano Magic, Daniel Sullivan di Ulver o Sunn O))). Ci raccontate perché avete scelto proprio loro?

Corrado: Robin dei Sophia e Glen dei Piano Magic sono due artisti che stimiamo da quando siamo ragazzi. “Infinite Circle” dei Sophia, per esempio, è un album nelle nostre playlist sin dal 1998. C’ha accompagnato in tantissimi viaggi per concerti, in furgone, in automobile. Daniel O’ Sullivan c’è stato presentato da Massimo Pupillo degli Zu. Adele frequenta casa 42 Records, ha registrato il suo disco mentre eravamo in studio anche noi. Ha una bellissima voce e un approccio semplice ed istintivo.

Uno sguardo alla copertina del disco, che è una fotografia di Simone Mizzotti. Non sono esperto di fotografia ma non mi sembra esagerato dire che Simone sia uno dei miei fotografi preferiti. Voi perché l’avete scelta? E come avete conosciuto Mizzotti?

Jukka: Le cose migliori le incontri sempre per caso. Conosco il lavoro di Simone dai tempi d’oro di Flickr (ovvero prima dell’avvento di Instagram) e dopo aver rivisto alcune sue foto in un piccolo festival di fotografia organizzato tra Luzzara e Gonzaga (Festival DiecixDieci), abbiamo deciso di coinvolgerlo. Lo abbiamo contattato con la chat di Facebook, così possiamo abbracciare la contemporaneità con molto affetto. La foto nella nostra copertina racconta di “Different Times”, di come anche le geografie politiche in questi anni siano cambiate, e che il mondo dove nuovo e futuro si incontrano non è più a ovest ma dall’altra parte.

“Different Times” non è solo il titolo del vostro nuovo disco, ma anche quello del libro scritto su di voi da Marco Braggion in uscita per Crac. Raccontateci un po’ di più su questa cosa: com’è nata l’idea e perché avete deciso di farvi scrivere?

Corrado: È Marco Braggion che ha proposto di scrivere un libro sui Giardini di Mirò. Inizialmente avevamo qualche perplessità, poi ci siamo detti: “dai, perché no?“. In realtà è stato bizzarro ripercorrere le fasi del nostro passato. Alcuni passaggi, per esempio, li ricordavamo in maniera diversa. Jukka è piu analitico, si ricorda nomi e facce, luoghi, cose. Io mi ricordo le cose come avrei voluto che fossero andate, quindi sono una pessima fonte. Alla fine è uscito un libro che in maniera lineare e completa racconta la nostra storia. Ci sono tante foto inedite, i testi…

Tornando sempre al titolo, ho una domanda banale da farvi: quali sono i protagonisti del nostro tempo che stimate di più, e quali invece vorreste che non esistessero?

Jukka: Ho profonda stima per tutti quelli che provano a trasmettere qualcosa attraverso l’arte e la cultura. Che siano fotografi, musicisti, pittori, registi, artisti visuali in genere, scrittori. L’importante è che nel loro lavoro si senta qualche tipo di urgenza espressiva, che non sia solo quella di “svoltare” e di diventare famosi.