[#tbt] John Mellencamp, groovin’ was groovin’

In un periodo di revival di quel rockettone a stelle e striscie che sa di speroni, gel per capelli e spalline delle giacche (leggasi anni ’80), e ci si riferisce in particolare ai riflettori su The War On Drugs e roba simile, è giusto anche andare a ripescare i classici dell’epoca in materia.

Come John Mellencamp. O John Cougar, o John Cougar Mellencamp. Si sa che la storia del suo nome è sempre stata travagliata, cominciata con lo pseudonimo “Cougar” e poi, faticosamente, evoluta con il recupero del proprio cognome man mano che il successo aumentava. Quando nel 1987 esce “The Lonesome Jubilee” siamo nella fase intermedia, quella con il doppio cognome ad attestazione che si era in fase ascendente di conoscenza al grande pubblico ma non ancora all’apice. Musicalmente, però, quell’album e il successivo “Big Daddy” possedevano – a parere di chi scrive – una scintilla in più.

In “The Lonesome Jubilee” c’era questa canzone frizzante che si ispirava, come l’album, al folk degli Appalachi e dal video imbarazzante, secondo i nostri canoni attuali: “Cherry Bomb”. Pezzo splendido in cui John Mellencamp ricorda i tempi passati, negli anni Sessanta, quando lui e i suoi amici si recavano in un locale chiamato “Cherry Bomb” per ascoltare le ultime novità (da qui la scelta del juke-box nel video). Il groove è costante, e raggiunge il suo apice alla reprise tra il minuto 3:20 e 3:35 quando rimane solo batteria, cowbell e chitarra elettrica (o forse è l’autoharp che si vede nel video?) che attendono il reingresso di fisarmonica, violino e soprattutto basso. Il testo invece possiede un arcano, ovvero la decifrazione della prima linea del ritornello. Le versioni sono tante, ed evidentemente John non deve avere una pronuncia impeccabile se gli stessi nativi non la capiscono. Si va dal “that’s when a smoke was a smoke” al “thats when sport was a sport” passando per l’incomprensibile “that’s when a spoke was a spoke”.

Ma l’interpretazione più valida è quella secondo cui Mellecamp canti “that’s when Smokey was smoking, and “Groovin'” was groovin'”: Smokey sarebbe Smokey Robinson, cantante soul preferito di Mellencap degli anni sessanta, e “Groovin” il successo per i Young Rascals, che sempre nei sixties erano la band rock preferita da Mellencamp. Per cui tutto tornerebbe.

In ogni caso cantatela come volete, l’importante è non indossare le tremende bretelle sopra una fruit bianca come John nel video, e non andare dal suo parrucchiere. E magari prendere pure qualche lezione di ballo per sembrare più sciolto di lui. Per il resto ognuno ha uno “Smokey Robinson”, un cantante preferito dei sedici anni, ed è a quel mood che riporterà “Cherry Bomb” sempre e comunque.

(Paolo Bardelli)