TOM ROGERSON WITH BRIAN ENO, “Finding Shore” (Dead Oceans, 2017)

Brian Eno è uno dei più importanti autori moderni e una delle menti più brillanti nella storia della musica contemporanea e sperimentale. Da questo punto di vista sicuramente stupisce che sia anche un artista abbastanza prolifico e questo proprio in virtù della sua cura ad ogni dettaglio e del fatto che ogni suo lavoro abbia dietro studi sperimentali e una ispirazione importante sul piano concettuale.

Nel 2016 ha publicato ‘The Ship’, un album le cui composizioni erano dedicate concettualmente ai due disastri riguardanti il Titanic e il Lusitania. Il primo gennaio invece è stata la volta di ‘Reflection’ (cui ha fatto seguito la sua appendice ‘Sisters’), praticamente una specie di esperimento sociologico e in cui applica letteralmente la musica allo spazio, inteso come posto contenente delle persone e allo scopo di vedere come questa possa contribuire alla creazione di un vero e proprio ‘spazio psicologico’ ideale e influisca sulle interazioni sociali.

Adesso, allo scadere dell’anno 2017, si ripresenta nuovamente con un album completamente inedito e realizzato per la prima volta in collaborazione con il giovane pianista Tom Rogerson. Formatosi come allievo di Sir Harrison Birtwisle, Rogerson ha successivamente proseguito il suo percorso artistico a New York, negli USA, dove è stato coinvolto in diverse esperienze musicali. L’incontro tra i due è avvenuto in maniera assolutamente casuale, ma è scattata subito una certa sintonia in virtù delle stesse radici comuni, provenendo entrambi dalla cittadina di Woodridge situata nel Suffolk lungo il fiume Deben. Siamo nella estrema periferia orientale dell’Inghilterra, una regione conosciuto per il sito archeologico di Sutton Hoo e il cui clima tipico è quello delle cosiddette ‘moorland’ brittaniche, simile alle brughiere dell’Italia Settentrionale e considerati luoghi misteriosi e selvaggi. Che spesso hanno ispirato romanzi e leggende.

Il contesto non è casuale perché sono proprio questi contenuti ad avere ispirato la realizzazione di ‘Finding Shore’, in uscita il prossimo 8 dicembre via Dead Oceans e caratterizzato da 12 composizioni in cui il pianoforte e le composizioni di Tom Rogerson sono letteralmente accompagnate da quella che possiamo definire come una ‘sapiente’ supervisione da parte di Brian Eno che a parte contribuire come musicista e nell’utilizzo di strumentazioni analogiche (centrale l’utilizzo del ‘Piano Bar’, che praticamente trasmette le note del pianoforte in un segnale midi digitalizzato), ha praticamente aiutato Rogerson a crescere come musicista e a liberarsi da ogni schema e sperimentare se stesso in nuove forme di composizioni.

Il risultato, perfettamente riuscito del disco, è quello di riproporre quelle atmosfere tipiche del Suffolk, dal suono delle campane, lo stridere dei gabbiani e il rumore del vento attraverso le fronte mediante una serie di composizioni di pianoforte mescolate a sonorità ambient minimali.

Se noi chiudiamo gli occhi, effettivamente immaginiano esattamente uno scenario di questo tipo. Per quanto riguarda Tom Rogerson e Brian Eno, dopo tante sperimentazioni di ogni tipo, invece questa volta possiamo parlare veramente di un vero e proprio ritorno a casa.

Emiliano D’Aniello

79/100

03/12/2017